Lo psichiatra Will Harper (Chris Messina) ha appena perso sua moglie in un incidente e sta cercando di superare il trauma assieme alle sue due figlie, l’adolescente Sadie (Sophie Tatcher) e la piccola Sawyer (Vivien Lyra Blair).
Un giorno viene a trovarlo nel suo studio Lester (David Dastmalchian), un persona disturbata che gli racconta di come i suoi figli siano scomparsi in circostanze misteriose, lasciandogli in ricordo il disegno di una creatura orribile, prima di morire in modo poco chiaro in uno sgabuzzino di casa sua.
Mentre Sadie cerca maldestramente di recuperare il rapporto con le sue compagne di scuola, la piccola Sawyer è convinta che ci sia una inquietante presenza nell’armadio a muro della sua camera.
Ovviamente Will cerca di affrontare razionalmente il problema, ma ben presto si renderà conto che non ha a che fare con le fantasie di una bambina traumatizzata, ma con un entità reale e malefica, ben determinata a distruggere la sua famiglia…
The Boogeyman: un horror senza infamia e senza lode
Insomma niente di nuovo sotto il sole. Ancora una volta abbiamo a che fare con una famiglia in profonda crisi che deve affrontare in casa sua le forze del male. E ancora una volta vediamo una famiglia dove la figura maschile è del tutto incapace di affrontare la situazione, e sono le donne di casa a dovere affrontare il problema.
Situazioni già viste in mille film, come nel recente La Casa – Il Risveglio del Male, nel quale il padre viene addirittura solo citato per la sua inconsistenza e vigliaccheria, e non viene neanche mostrato.
In questa pellicola invece il genitore si fa vedere, ma solo per mostrare la sua inadeguatezza ad affrontare la situazione, sia quella convenzionale legata alla prematura scomparsa della moglie, sia quella soprannaturale, connessa alla presenza malefica a casa sua.
E anche in questa pellicola è la figlia maggiore che deve farsi carico dei problemi familiari, diventando una sorta di madre sostitutiva per la sorellina, e affrontando il mostro a viso aperto, mentre il padre si crogiola nell’autocommiserazione e nel rifiuto di accettare la realtà.
La storia raccontata è quindi convenzionale e abbastanza prevedibile, nella pellicola si fa ampio utilizzodi jumpscare, forse anche eccessivo, a dire il vero, e il ritmo degli accadimenti è sempre sostenuto, lasciando poco spazio a momenti più riflessivi, che se utilizzati con mestiere possono regalare momenti di alta tensione, come è avvenuto con il molto meglio riuscito Smile, film horror di Parker Finn uscito alla fine del 2022.
Molto buona la recitazione delle due giovani protagoniste, che hanno fatto l’impossibile per dare spessore ai loro personaggi, schiacciati da una sceneggiatura troppo convenzionale. Apprezzabili alcuni movimenti della telecamera che hanno regalato qualche momento di dinamicità in più al film.
In definitiva un horror senza macchia e senza lode, che comunque garantisce un ora e mezza di intrattenimento senza troppe pretese, comunque apprezzabile per gli amanti del genere.