Anthony Miller (Russell Crowe) è un attore reduce da un lungo periodo di riabilitazione, dal quale è riemerso dopo essere caduto nel baratro dell’alcolismo e della tossicodipendenza.
Gli viene offerta una occasione per rientrare sulla scena: un suo collega è morto in seguito a un misterioso incidente su un set cinematografico, e bisogna rimpiazzarlo.
Anthony supera il provino e si getta a capofitto nella nuova impresa, impegnandosi a fondo, anche per recuperare il rapporto con sua figlia Lee (Ryan Simpkins), un’adolescente che è stata appena buttata fuori dalla scuola per i suoi atteggiamenti aggressivi e ribelli.
All’inizio tutto sembra girare a meraviglia, ma ben presto Lee si accorge che c’è qualcosa che non va nel padre. Che abbia ricominciato a bere? Magari fosse solo quello il problema...
L’Esorcismo – Atto Finale: un horror tiepido, insipido e mediocre
Il film è basato su ottime idee: il protagonista è un attore che deve impersonare un esorcista in una pellicola, e tutto il racconto è intrinsecamente metacinematografico, perché buona parte dell’azione avviene su un set.
Non si contano i chiari riferimenti al capolavoro di William Friedkin, L’Esorcista, del 1973, ma questo non salva di certo una pellicola senza mordente, che non fa per niente paura, tanto che dopo la prima mezzora bisogna reprimere gli sbadigli.
Tutto il film ruota intorno ad Anthony, presente in quasi tutte le scene, ma Russell Crowe non riesce a dare spessore al suo personaggio, che vaga incerto tra gli schiaccianti sensi di colpa sui suoi errori del passato, i suoi doveri genitoriali e oscure presenze demoniache, che rimangono però troppo… oscure.
I personaggi di contorno non sono per niente interessanti, e il livello di recitazione è decisamente mediocre. La storia si srotola in modo prevedibile e quasi noioso, ma dal momento che il film dura la canonica ora e mezzo alla fine non ci si addormenta, nonostante il finale telefonato e didascalicamente citazionista.
Russell Crowe ha già interpretato il ruolo dell’esorcista nel precedente L’Esorcista del Papa, film quasi imbarazzante se visto come horror puro, ma divertente se non lo si prende sul serio, in quanto alcune cialtronate mostrate, come il mitico viaggio in giornata a cavalcioni di una Lambretta da Città del Vaticano alla Castiglia, finiscono col disegnare un involontario sorriso sul volto dello spettatore.
Ma ne L’Esorcismo – Atto Finale non si può neanche sorridere, a meno di non essere sotto l’effetto dei superalcolici, stato psicofisico molto apprezzato dai protagonisti dei due film interpretati da Russell Crowe.
Questa pellicola è stata girata nel 2019, quindi prima dell’L’Esorcista del Papa, ed è rimasta per cinque anni senza distribuzione. Ci sarà un perché.
Se non avete niente di meglio da fare, andate pure a vederlo.
In attesa del prossimo film dove Russell Crowe indosserà la tonaca, visto che ormai sembra averci preso gusto...