Il film comincia con una scena in riva a un lago, dove tre ragazzi si stanno divertendo in una località isolata. Jessica viene posseduta da un demone e massacra il suo ragazzo, Caleb, e la loro amica Teresa.
L’azione si sposta subito dopo al giorno prima, ed è logico aspettarsi che ci venga spiegata l’origine del male. La giovane Beth (Lilly Sullivan) è una tecnica del suono, e scopre di essere incinta. Decide di andare a trovare sua sorella maggiore, Ellie (Alyssa Sutherland), che vive a Los Angeles.
Lei tuttavia è appena stata lasciata dal compagno, e vive in un appartamento in un vecchio e cadente edificio, assieme ai suoi tre figli: Danny (Morgan Davies), Bridget (Gabrielle Echols) e la piccola Kassie (Nell Fisher).
Arriva un terremoto, che apre un buco nel pavimento del parcheggio sotterraneo del palazzo. Danny si cala nell’apertura e si ritrova nel caveau di una vecchia banca, dove trova, tra le altre cose, dei dischi risalenti all’inizio del secolo corso e un vecchio libro, che decide di portare a casa.
Una pessima idea. Nonostante gli ammonimenti di Bridget, il ragazzo decide infatti non solo di aprire lo strano tomo, ma di ascoltare i dischi. E quando una voce pronuncia delle frasi in un idioma incomprensibile, si scatena l’inferno.
Ellie è la prima a essere posseduta dall’antico demone, e comincia il massacro…
La Casa – Il Risveglio del Male: un reboot che si fa guardare
Il film comincia con una soggettiva che sorvola sul lago e ci porta sul pontile dove si trovano Teresa e Caleb, accompagnata dall’effetto sonoro che nell’originale La Casa, capolavoro di Sam Raimi del 1981, era associata alla presenza del demone.
Scopriamo ben presto la soggettiva è invece di un drone, manovrato dal morituro Caleb. Una scena – forse una delle migliori del film – che ci fa subito capire che abbiamo a che fare con un reboot, che introduce però delle varianti sul tema.
L’ambientazione della pellicola si sposta infatti subito in una grande città (analogamente a quanto abbiamo visto con Scream 6), allontanandosi dalla wilderness. In realtà si tratta di un cambiamento superficiale, perché nella sostanza non solo il palazzo, peraltro in procinto di essere abbattuto, è isolato dal contesto urbano circostante, ma anche l’appartamento nel quale si svolge il grosso dell’azione rimane a sua volta tagliato fuori dal resto dell’edificio, per cui la famiglia di Ellie si trova a combattere contro le forze del male da sola.
Certo, ci sono dei vicini negli appartamenti limitrofi, ma non saranno di grande aiuto.
Una seconda e molto più interessante variante è che i protagonisti non appartengono al classico gruppo di giovani amici, ma sono i membri di una famiglia. Una famiglia nella quale, a parte l’adolescente Danny, non ci sono maschi.
La grande assente nel film è proprio la presenza di una figura maschile di riferimento (non sappiamo niente neanche del padre del bambino che Beth porta in grembo), con l’aggravante che è il giovane Danny a spalancare le porte al demone con il suo incauto comportamento.
Elly è la prima a cadere vittima della possessione diabolica, ma prima di arrendersi alle forze del male passa il testimone a sua sorella Beth, che si batterà furiosamente per difendere i nipoti, sia pure con esiti non eccelsi.
Insomma un film tutto al femminile, con i maschi che, quando presenti, si dimostrano del tutto incapaci a gestire la situazione, a cominciare dal Caleb della prima scena, che giocherella inconsapevole e arrogante con il suo drone, mentre le forze del male sono in procinto di spazzarlo via.
Un netto ribaltamento di ruolo rispetto al primo La Casa, nel quale il protagonista indiscusso è il giovane Ash (Bruce Campbell), ma vabbè, questo è lo spirito del tempo nel quale viviamo.
Un ulteriore cambiamento rispetto all’originale è l’introduzione di elementi cristiani nella narrazione, del tutto assenti nel primo film di Raimi.
Il tema della maternità e degli esorcismi sono comunque di fatto solo accennati, in quanto la semplice storia raccontata è un solo un pretesto per mostrare una sequenza di scene splatter, che comunque sono in grado di sostenere il film.
La tensione rimane alta per tutta l’ora e mezza di durata della pellicola, nonostante l’uso moderato di jump scare, fatto sempre apprezzabile.
Insomma un film che si fa guardare volentieri, sia da chi apprezza i riferimenti alla saga originale, sia da chi vuole semplicemente godersi un film splatter costruito con mestiere, pur senza essere un capolavoro. Tra l’altro sono apprezzabili alcune citazioni dell’immaginario riferibile a Shining e La Cosa.
Per gli appassionati del genere, da vedere. Al cinema.