Ai Weiwei - IN SEARCH OF HUMANITY

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Ai Weiwei - IN SEARCH OF HUMANITY
S.A.C.R.E.D 2011-2013

“In search of humanity” è il titolo di una mostra che si è tenuta al museo Albertina Modern, nel centro della città di Vienna, nel 2022. Le opere esposte formano una retrospettiva che si focalizza su vari aspetti della tematica della ricerca dell’umanità dal punto di vista personale dell’artista, quello della Rivoluzione Culturale del mono-partitico stato cinese, corrotto e oppressore dei diritti  e delle libertà, realtà di cui ha potuto fare esperienza in prima persona.


L’artista:

Ai Weiwei è un poliedrico artista cinese: nasce a Beijing nel 1957, ma sin dal 1961 si deve trasferire con tutta la famiglia in regioni della Cina rurale, per via di una denuncia del governo nei confronti del padre, il poeta Ai Qi. Dal 1976, a seguito del rientro nella capitale, studia all’Accademia del Cinema e si dedica all’arte. Fonda il collettivo artistico Stars, che nel 1980 allestisce la prima mostra di arte contemporanea della Cina. Gli anni successivi li passa negli Stati Uniti, dove sperimenta diverse tecniche espressive, ispirandosi in particolare ai ready-made di Duchamp. A metà degli anni Novanta fa ritorno in Cina per assistere il padre malato. In quegli anni, su invito del governo cinese, apre uno studio in una zona che si voleva dedicare agli artisti.

Nel 2008 un devastante terremoto rade al suolo Sichuan, provocando circa settantamila vittime. Sul suo blog, aperto da poco, Ai Weiwei pubblica i nomi dei cinquemila bambini che sono rimasti schiacciati dalle macerie degli edifici scolastici che sono crollati. Nello stesso anno conduce una Citizens’ investigation sulle vittime dei crolli di scuole nel Sichuan e denuncia, con lo stesso strumento con il quale aveva reso noti i nomi degli studenti, delle deliberate negligenze nella costruzione degli edifici. Nel 2009 il blog viene chiuso e il suo studio demolito. A causa della sua manifesta opposizione al regime è stato recluso per 81 giorni, dal 2 aprile al 22 giugno 2011. La notizia dell'arresto ha avuto risonanza mondiale ma del luogo nel quale era detenuto l’artista si sapeva solamente che era segretato e nulla si conosceva delle condizioni di salute dell’artista. Subito i maggiori musei promossero petizioni e raccolte firme con l’intento di smuovere l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani in Cina e per auspicare la liberazione dell’artista. Dopo 81 giorni di detenzione Ai Weiwei fu liberato, fu controllato costantemente dalle autorità e gli fu imposto il divieto di espatrio. Fu solo nel 2015 che gli venne restituito il passaporto.

La mostra

La mostra è concepita come un viaggio nella vita dell’artista, inizia con le sue prime opere e termina con quelle più recenti. Due sono i fili conduttori che si dipanano in quasi tutte le opere, ed entrambi si rifanno al principio di “rendere inutilizzabile l’oggetto”.

Il primo è quello di assemblare insieme oggetti assai distanti fra loro, sia per ambito di appartenenza sia di utilizzo, con il fine di creare un oggetto inutile ed annullare gli scopi iniziali di entrambi. L’altro motivo comune è quello della metamorfosi: con questo termine Ai Weiwei descrive quel processo con il quale un oggetto quale un tradizionale divano cinese, presente in tutte le case, da quelle dei più ricchi a quelle dei meno abbienti, viene ricreato in pietra dura e fredda. Il divano ora è completamente inutilizzabile se si considera che lo scopo precipuo che lo caratterizza viene meno. Il divano non è più un divano.

L’influenza di artisti precedenti è chiara, ad esempio in “Portraits of Mao”, realizzata secondo lo stile degli Screenprints di Andy Warhol. È anche affascinato dal Dadaismo e dai  ready-made di Marcel Duchamp e utilizza lui stesso degli oggetti per creare delle opere artistiche.

Dal periodo in cui risiedeva a New York inizia ad utilizzare anche la fotocamera analogica, ed è testimone di eventi quali le proteste anti-AIDS e le proteste contro la gentrificazione dell’East Village.

Nel 1993, quando ritorna a Beijing per prendersi cura del padre malato, continua a realizzare scatti in analogico. Quando si reca a piazza Tiananmen nell’anniversario del massacro, inizia la serie “Study of Perspective” . Tale serie fotografica è stata realizzata fra il 1995 e il 2017. Attraverso gli scatti fotografici lo spettatore vede il braccio teso dell’artista, con il dito medio rivolto verso importanti istituzioni e monumenti di tutto il mondo. Le fotografie mimano le foto dei turisti e sono una provocazione aperta: l’obiettivo è quello di far mettere in dubbio la passiva accettazione di ognuno nei confronti dei governi e delle istituzioni. Ai Weiwei vuole comunicare le sue idee riguardo alla libertà di espressione e ai valori di una democrazia. Le immagini ritraggono solamente edifici e non persone perché l’artista crede fermamente che siano queste ultime ad avere il potere di cambiare le cose.

Elegge a simbolo della Cina rurale della fase pre-industrializzata la bicicletta, oggetto con cui lavora ispirandosi alle tendenze dadaiste. Le rende inutilizzabili, le assembla in una sorta di “danza ad anello” in una composizione circolare, o le adagia al suolo smantellate completamente. Visivamente queste opere ci ricordano uno dei principi della Rivoluzione Culturale, distruggere l’antico per poter creare un nuovo ordine. Tramite questi lavori continua la sua ricerca dell’umanità nella lotta politica.

Nel 2008, quando si verifica il terremoto a Sichuan, l’artista ha da poco aperto il suo blog. Partecipa in prima persona alle operazioni di ricerca e con l’aiuto degli altri volontari inserisce sul suo blog i nomi di tutti i bambini deceduti, più di 5000. Tra le rovine delle scuole  assiste ad una scena che lo impressiona moltissimo: centinaia di zainetti giacciono abbandonati fra le macerie. Il fatto lo spinge a creare l’opera “Snake Ceiling”, una  composizione a forma di gigantesco serpente che consiste di circa mille zaini.

Dopo il terremoto diventa una figura scomoda per il regime cinese e viene arrestato ma rilasciato poco dopo. Due anni dopo, senza che gli sia comunicata una motivazione, viene arrestato all’aeroporto internazionale di Beijing e viene detenuto e interrogato per 81 giorni, senza avere notizie del mondo esterno e costantemente sotto la sorveglianza di due militari.

Rende anche questo traumatico evento con un’opera d’arte di potentissimo impatto, che dà l’idea dell’individuo oppresso quando cerca di esercitare il suo diritto alla libertà. L’opera coinvolge lo spettatore, costringendolo ad abbassarsi o a alzarsi in punta di piedi per guardare all’interno di parallelepipedi di varie dimensioni: all’interno di questi ultimi sono riprodotte in modo assai fedele delle scene che l’artista ha vissuto in prima persona durante la sua detenzione. L’impressione è quella di disumanizzazione dell’essere umano, costretto ad una sollecitazione psicologica grandissima. La minuzia dei dettagli contribuisce ancora di più a dare un effetto quasi soprannaturale ai modellini.

Nel 2015, dopo aver ricevuto dalle autorità il suo passaporto, si trasferisce a Berlino. Qui  prende a cuore il problema della migrazione e la  discussione sull’argomento in ambito europeo. È colpito duramente da come vengono trattati i migranti e dalla gestione della crisi da parte degli stati dell’Europa. Qui vuole continuare la sua ricerca dell’umanità e a questo scopo riprende la sua tendenza artistica all’object-art e alla “metamorfosi dell’oggetto”. Realizza grandi costruzioni a  parete con i mattoncini lego, i giochi per bambini più famosi. Ad esempio riproduce un’opera di Peter Paul Rubens e vi inserisce un piccolo panda. Tale animale richiama il peluche in cui erano nascosti i documenti segreti che Edward Snowden ha utilizzato per denunciare apertamente la NSA. Riprende anche l’opera precedente “Snake ceiling” e realizza diverse composizioni con giubbotti di salvataggio realmente utilizzati dai migranti. Un esempio è ”Crystal Ball” , che visivamente richiama i riflessi dell’acqua marina alla luce del sole, ambivalente in quanto un meraviglioso effetto atmosferico ma anche teatro di morte per migliaia di migranti.

Oggi Ai Weiwei è un artista conosciutissimo ed acclamato dal pubblico. È ancora un attivista che si espone in prima linea, esercitando costantemente il suo impegno politico.

Caterina Glerean