Il micidiale gruppo di mercenari comandata dall’indomito Barney Ross (Sylvester Stallone) è di nuovo in azione, e per una missione niente male: evitare la terza guerra mondiale. Nientepopodimeno.
Il team deve affrontare molti problemi: il capo sembra sparire all’inizio della storia, Lee Christmas (Jason Statham) viene espulso dalla squadra per insubordinazione, il primo assalto si risolve in un fiasco clamoroso, i servizi segreti statunitensi – tanto per cambiare – non si comportano in maniera propriamente adamantina.
Ma chissenefrega. Ovviamente tutto andrà per il meglio, salvo che per i battaglioni di cattivoni che saranno falciati senza pietà dai nostri eroi, che se la caveranno con al massimo qualche taglietto e un ematoma, mentre nell’aria volano nubi di proiettili ed esplosioni che distruggerebbero un carro armato.
I Mercenari 4 - Expendables: un film per molti aspetti quasi patetico, ma anche e proprio per questo quasi divertente
Nel film niente sembra funzionare. La sceneggiatura è patetica, le battute sono telefonate, a un livello da etilisti ricoverati in un sanatorio per cirrotici, i personaggi sono delle macchiette monodimensionali prive di arco narrativo, gli effetti speciali da dimenticare.
Per alcuni attori, poi, c’è un oggettivo problema di senescenza, ormai difficilmente superabile per certi ruoli. A cominciare dal settantasettenne Sylvster Stallone, che tra l’età e la chirurgia estetica è ormai fisicamente impresentabile nei panni del prode combattente.
Tuttavia in questo film rinuncia a prendersi sul serio, cosa che lo renderebbe quasi patetico (basti pensare a quanto visto nell’imbarazzante Rambo: Last Blood), ma al contrario quasi ci ride sopra, come accade nel simpatico siparietto iniziale con Lee Christmas, coreograficamente impreziosito dalla presenza di Gina , impersonata da una Megan Fox che si presta a recitare la parte della donna frustrata e isterica.
E questa è più o meno la cifra stilistica di tutto il racconto, così sgangherato e improbabile da essere quasi divertente.
Da questo punto di vista il personaggio più riuscito è forse quello di Gunner Jensen (il sessantaseienne Dolph Lundgren), improbabile cecchino occhialuto con problemi di vista e di bottiglia, che con le sue assurde battute riesce a strappare qualche sincera risata al pubblico, nonostante l’assoluta inverosimiglianza della situazione. O forse proprio per questo.
Del resto chi va a vedere un film di questo franchise, un evidente omaggio a certe pellicole di azione degli anni Ottanta e Novanta, non si aspetta certo di gustarsi un capolavoro da cinema d’autore.
E quindi, se vista come un quarto capitolo girato all’insegna del “prendiamoci per i fondelli e ridiamoci sopra finché si può”, questa trashata è quasi godile.
Priva di ogni concessione al polically correct, tanto che si può addirittura tollerare il machismo residuale dei nostri eroi in attesa di entrare in casa di riposo, con scene di combattimenti che strizzano l’occhio a film comici come Hot Shots (sarebbe da capire se la cosa è voluta o meno), priva di personaggi che si prendono sul serio, cattivi inclusi, alla fine in sala si finisce per sorridere.
E allora, perché non andare a guardare questa pellicola al cinema? Per gli amanti del genere, ovviamente.