Guardiani della Galassia Vol 3: la recensione del film di James Gunn

James Gunn realizza un ultimo capitolo in salsa animalista, mostrandoci le origini di Rocket, che è il vero protagonista della pellicola

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Guardiani della Galassia Vol 3: la recensione del film di James Gunn

I Guardiani della Galassia, eterogeneo gruppo di avventurieri, hanno costituito una comunità su Ovunque, stazione interdimensionale a forma di teschio. La tranquilla routine giornaliera viene interrotta dall’arrivo di Adam, creatura potentissima che intendere chiudere un vecchio conto con i Guardiani.

Nei furiosi combattimenti che seguono l’intruso ha la peggio, ma Rocket, procione antropomorfo, viene gravemente ferito. Il problema è che nel suo corpo si è attivato un dispositivo di autodistruzione, il cui codice di disattivazione è custodito nel quartier generale della Orgocorp.

I Guardiani partono per un recuperlo, aiutati da un contingente di Ravengers, ma nel frattempo l’Alto Evoluzionario, pazzo psicopatico ossessionato dall’idea di realizzare una razza perfetta, e creatore di Rocket, si mette sulle loro tracce, coordinando l’azione dalla Contro-Terra…

La creazione di Rocket 

Guardiani della Galassia Vol 3: James Gunn realizza un ultimo capitolo in salsa animalista

Tutta la storia ruota attorno al destino di Rocket, con continui flashback che spiegano la sua origine, nei terribili laboratori dell’Alto Evoluzionario, sorta di dottor Moureau interstellare, che con crudeli esperimenti di vivisezione trasforma animali in esseri antropomorfi, alla ricerca della razza perfetta.

In effetti la storia di Rocket e dei sui compagni di sventure è toccante, e conferisce a questo capitolo un tocco di cupa malinconia, che si mescola con il carattere fondamentalmente scanzonato e stravagante di questo franchise.

James Gunn non si cura troppo di dare coerenza alla narrazione e al tono del racconto, nel quale i Guardiani sono per esempio preoccupati per la sorte di Rocket ma ne ne fregano dell’annientamento di un intero pianeta abitato, che vediamo disintegrarsi sotto i nostri occhi mentre i nostri eroi pensano ad altro.

In ogni caso il film si lascia guardare, grazie anche all’empatia che non si può non provare per Rocket e più in generale alla carica di umanità che, ognuno a modo suo, i Guardiani della Gallassia riversano nel racconto.

In effetti questo è il capitolo della triologia dove forse emergono con maggiore forza le relazioni interpersonali tra i vari personaggi, che fanno da collante a una storia abbastanza ondivaga.

L’elemento animalista trasuda poi lungo tutta la pellicola, non solo nei flashback sulla triste origine di Rocket, ma anche nella storia principale.

Una pellicola non superlativa, che comunque risolleva il Marvel Cinematic Universe, dopo il deludente Ant-Man and the Wasp: Quantumania, film prevedibile, piatto e senza mordente.

Del resto sostenere due ore e mezza di narrazione non è facile, personalmente ritengo sarebbe meglio realizzare pellicole con meno personaggi, più corte e coerenti, ma a Hollywood la pensano diversamente.

Questa dovrebbe essere l’ultima pellicola dei Guardiani della Galassia diretta da James Gunn. Che sia in arrivo comunque un quarto capitolo, magari con un altro regista, o qualche spin-off? Molto probabile...