Un innesto sensoriale, visivo e uditivo.
Se per qualcuno il periodo della pandemia è stato una gabbia, per altri, la creatività ne ha aperto le sbarre e ha sconfinato in un cubo di proiezioni interiori.
Parliamo di DISINTEGRAZIONE 2.0.il progetto di Electroshocktherapy (EST) collettivo di Paky Di Maio, musicista e sound designer, Ilaria Delli Paoli attrice e performer e Francesco Zentwo Palladino designer e visual artist. Showing up che ci si aspetta di vedere in un teatro di Berlino, luogo di sperimentazione di generi e stili, dove il testo diventa suono e le note si trasmutano in immagini. Siamo catturati da una danza dell’anima, dall’ elettricità emanata dalle chitarre, non meno che dalla voce capace di raccogliere in sé tutte le sfumature che vibrano oltre la coscienza.
Non compreso da tutti, come ogni forma artistica, ma di certo uno spettacolo che permea il vissuto di ogni spettatore e che non a caso è arrivato ben due volte finalista alla Biennale di Venezia.
“Io appartengo all’essere e non lo so dire, non lo so dire, io appartengo e non lo so dire, non lo so dire, io appartengo all’essere, all’essere e non lo so dire”. Psichedelica l'atmosfera delle retroproiezioni in cui la musica diventa un’onda anomala che si infrange sul perimetro del palco, dove le parole della Gualtieri, di Ricci Forte, di Amalia Rosselli, si incastrano con i testi di David Bowie, The Cure, Joy Division. Qualcosa di esoterico, a tratti, ci attraversa, con riferimenti a Aleister Crowley, i tre performer ci ipnotizzano e ci gettano nel frastuono della percezione, dove le parole vengono spezzate e il corpo virtuale diventa frammento di esistenza.
Anita Laudando