Warfare – Tempo di guerra: recensione del film di Ray Mendoza e Alex Garland

Un buon film, estremamente crudo, che bene trasmette l'orrore indicibile della guerra reale.

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Warfare – Tempo di guerra: recensione del film di Ray Mendoza e Alex Garland

La guerra non è fatta di eroi, ma di uomini sull'orlo del baratro. È questa la brutale verità che questo film ci sbatte in faccia.

Il racconto comincia mostrandoci il video della canzone Call On Me, di Eric Prydz, davanti al quale un gruppo di soldati americani fieramente e cameratescamente allupati sta sbavando, presumibilmente in una base militare statunitense.

La scena si sposta subito in centro urbano iracheno, Ramadi, e non ne esce mai, rimanendo peraltro confinata all'interno di un edificio per buona parte della storia. Una storia tutta al maschile, e in pieno assetto di combattimento.

Un plotone di Navy SEALs viene inviato in missione di supporto in una casa nel centro abitato mediorientale. Il piccolo ma agguerrito e ottimamente addestrato gruppo di soldati occupa nottetempo il piccolo edificio, e tutto sembra filare liscio. Almeno all'inizio.

Arriva il giorno. Ben presto il manipolo di militari si rende conto che forse qualcosa non sta andando bene. Altri combattenti statunitensi sono stati attaccati, e movimenti sospetti vengono segnalati nelle case limitrofe.

La tensione cresce costantemente in modo palpabile, fino a che non si scatena l'inferno...

I protagonisti di Warfare - Tempo di Guerra

Warfare – Tempo di guerra: un buon film, estremamente crudo, che bene trasmette l'orrore indicibile dei veri combattimenti

I nemici sono figure evanescenti, intraviste tra gli edifici o visualizzate in bianco e nero su schermi a infrarossi, prevalentemente da riprese fatte da alta quota. I guerrieri occidentali sono ultra-tecnologici, armati fino ai denti, esibiscono un cameratismo da manuale e sembrano conoscere bene il loro mestiere.

Ma l'addestramento e le armi ultramoderne non regalano l'invulnerabilità, e quando esplosioni, schegge e proiettili dilaniano i corpi in mimetica, gli arti mozzati si spargono al suolo e le urla inumane dei feriti riecheggiano nell'aria, della professionalità esibita all'inizio della storia non rimane molto.

E ancora meno rimane della fierezza dei combattenti occidentali. L'importante è salvare la pelle, e anche quelli che sembravano essere i più scafati guerrieri vacillano sull'orlo del crollo psicologico.

Joseph Quinn in Warfare - Tempo di Guerra

Il registro del film è chiaro: mostrare la dimensione più vulnerabile, quella umana, dei combattenti. Pedine spedite in missioni di cui non si sa nulla, di cui non frega nulla, e infatti niente viene spiegato nel film di quale sia lo scopo dell'operazione alla quale partecipa il nostro manipolo di eroi. Che poi così eroi non sono.

Questo film è una storia corale, non c'è un vero protagonista, i numerosi personaggi non hanno un vero arco narrativo, lo spettatore è risucchiato in una situazione quasi atemporale, vivendo in tempo reale il dramma dei soldati in azione.

Warfare – Tempo di guerra appartiene a quel sottogenere che vuole mostrare l'insensatezza dei conflitti armati come soluzione ai problemi dell'umanità.

Alex Garland nel 2024 si era già avvicinato a questo tema con il suo ottimo Civil War, film che rifletteva anche sui conflitti all'interno della società americana, e sul valore del giornalismo come testimonianza degli eventi.

Ora utilizza l'immaginario di una delle guerre più insensate scatenate dall'Occidente, quello del conflitto in Iraq, cominciato per combattere contro armi di distruzione di massa che adesso sappiamo non essere mai esistite.

Adain Bradley in Warfare - Tempo di guerra

Ma a differenza di Civil War, in questa pellicola la dimensione sociale e politica è del tutto assente. La mancanza di un contesto strutturato aumenta ancora l'universalità della storia raccontata, rendendo più facile l'immedesimazione nei vari personaggi. Davanti allo spettatore rimane un gruppo di uomini in divisa che deve affrontare gli orrori della guerra.

Quella vera, non quella a cui ci hanno abituato i media, sempre commentata in astratto e mai vista dal vero.

Il film è diretto e scritto anche da Ray Mendoza, un ex-Navy SEAL che ha veramente vissuto gli eventi drammatici raccontati da questo film.

Un film che nella sua seconda parte è un vero pugno nello stomaco, esplodendo in un turbinio di spari, deflagrazioni, urla e sangue, diventando a tratti disturbante, tanto che ho dovuto a volte distogliere lo sguardo dallo schermo.

Senza eroi, senza trame complesse, Warfare - Tempo di Guerra ci pone una domanda sconvolgente: cosa resta quando la retorica scompare e il vero volto della guerra emerge in tutta la sua brutale, disturbante banalità?

Da vedere assolutamente. Al cinema.

Warfare - Tempo di guerra - trailer ufficiale ITA