Giovedì 24 ottobre, alle ore 11.00, al Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez (via dei Tominz 4), è in programma una visita guidata della mostra Vola Colomba Cronache triestine 1945-54 con la curatrice Antonella Cosenzi (con il biglietto di ingresso al Museo).
La mostra – organizzata dal Comune di Trieste nell’ambito della rassegna per il settantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia – propone una cronistoria narrata attraverso varie classi di materiali: scene di vita politica, ma anche quotidiana, si alternano nella rassegna di quegli eventi che portarono Trieste all’atteso ritorno all’Italia. Il viaggio all’interno del percorso espositivo offre al visitatore gli strumenti per meglio comprendere le complessità e le difficoltà che contraddistinsero il decennio ’45-’54 nella città di Trieste.Nel pomeriggio, alle ore 18.30, appuntamento con la musica proposta dalla Società dei Concerti Trieste in sinergia con il Comune di Trieste. In programma un focus su Giulio Viozzi e Lelio Luttazzi in una suggestiva passeggiata all'interno delle sale del Museo Henriquez e della mostra che offre un precorso 'tagliato' sulla specificità della collezione conservata negli ambienti dell’ex Caserma “Duca delle Puglie”. L’evento ripercorre la storia di quegli anni cruciali, in particolare il 1954, attraverso un coinvolgente racconto storico e musicale interpretato da Matteo Ferrari (voce), Giampaolo Mrach (fisarmonica), Kristina Mlinar (violino), Diego Petrella (pianoforte), Alessandro Pietro Dore (violoncello) e Simone Volpato (introduzione storica). Per informazioni: tel. +39040362408, [email protected].
Cronache triestine 1945-54
La Sala mostre del Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez è teatro della disamina di alcuni aspetti significativi di uno dei decenni più articolati e multiformi della storia di Trieste e della Venezia Giulia. Il fil rouge è costituito da un’analisi della situazione politico-amministrativa gestita in tale arco di tempo dal Governo Militare Alleato e dalle forze di polizia da esso impiegate sul territorio, lasciando, però, ampio spazio anche ad argomenti di carattere sociale come la Sezione Lavoro Aiuto Disoccupati (SE.L.A.D.) e alle due edizioni del Festival Nazionale dei Ragazzi –anni 1951 e 1953– volute dal sindaco Gianni Bartoli quali occasioni di dibattito sui problemi pedagogici relativi alla gioventù italiana del secondo dopoguerra e per catalizzare l’attenzione di tutta l’Italia sulla questione di Trieste.
Uno spazio particolare viene riservato al periodo clou di quegli anni, quello tra fine ottobre e inizio novembre 1954, segnato dall’entusiasmo delle manifestazioni di folla per la “seconda redenzione” della città. La mostra induce a riflettere su una libertà riconquistata anche grazie al sacrificio di chi, in difesa dell’italianità, rimase vittima dei tragici eventi di inizio novembre 1953. Questi ultimi raccontati anche dalla “penna” del meticoloso collezionista triestino Diego de Henriquez, che fu testimone diretto –e attivo– di una delle pagine più drammatiche della nostra storia. Viene restituita la centralità del ruolo di de Henriquez in quegli anni così complicati: i suoi scritti raccontano come fosse ben inserito nella vita cittadina e nel substrato politico ed economico di Trieste e come venisse tenuto in alta considerazione dalle autorità locali e alleate le quali riponevano in lui la massima fiducia confidandogli, non di rado, notizie in anteprima.
Alla sua collezione sono riconducibili tutti i materiali in esposizione –divise, distintivi, copricapo, attrezzi da lavoro, quadri, modellini e tabelle– mentre la documentazione, anche fotografica, e i manoscritti provenienti dall’archivio Henriquezsono integrati da testimonianze appartenenti a fondi del Civico Museo di Storia Patria, come quello del Festival Nazionale dei Ragazzi.
Completa la mostra l’interessante album fotografico in prestito dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte dedicato ai lavori svolti a partire dal 1947 dalla Divisione Lavori in Economia, poi SE.L.A.D., nel cui ambito trovarono occupazione le molte persone che erano rimaste senza lavoro alla fine della guerra. Ufficialmente cessò di esistere attorno al 1960 anche se in realtà sospese l’attività nel 1954, alla fine dell’amministrazione anglo-americana.