Succede quasi quotidianamente, ma forse qui da noi lo abbiamo capito meglio solo dopo la terribile vicenda di Cutro. Nelle tragedie del mare c’è chi ha intrapreso un viaggio alla ricerca di un futuro migliore, ma c’è anche chi ha una persona cara che è partita e che non sa se ce l’abbia fatta, come stia, se la rivedrà mai. Il termine inglese che si usa in questi casi è “ambiguous loss”, cioè perdita ambigua, due parole che provano a descrivere il sentimento che provano i parenti delle persone scomparse di fronte a un lutto che non si riesce a elaborare perché manca la presenza di un corpo a confermare la morte. Se poi a questo si aggiungono vuoti normativi e inadempienze delle istituzioni (alle volte anche mancanza di volontà), la possibilità di avere una risposta si fa ancora più remota. Così al dolore si aggiunge la rabbia e il problema diventa anche sociale.
Di questo tema parla l’importante lavoro di Renato Sarti e del Teatro della Cooperativa di Milano, tratto dal libro Naufraghi senza volto di Cristina Cattaneo (Raffaello Cortina Editore) che arriva al Teatro Miela di Trieste venerdì 16 giugno.
Il racconto che è quello di una autentica crociata condotta dal Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano) diretto da Cristina Cattaneo, antropologa, medico legale e autrice dell’importante libro vincitore di diversi premi fra i quali il Premio Galileo 2019 e tradotto in numerose lingue.
Questa crociata, coordinata dall’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse, dalla Marina Militare e coadiuvata anche da diverse università e organizzazioni di volontariato, è raccontata attraverso il lavoro svolto durante i naufragi dell’ottobre 2013 e del 18 aprile 2015. In quest’ultimo caso, la nave affondò con circa novecento persone a bordo e l’equipe del Labanof effettuò sui cinquecentosessantasei corpi recuperati le analisi autoptiche, la catalogazione dei vestiti e degli oggetti ritrovati e mise i risultati al servizio dei familiari dei dispersi, per permettere loro il riconoscimento delle vittime. La lettura scenica racconta come il Labanof sia così riuscito a realizzare un piccolo miracolo, ovvero «restituire una storia, un’identità e perfino la dignità» alle vittime senza nome dei naufragi del Mediterraneo e anche di come sia fondamentale che la politica faccia la sua parte e il “paradigma Labanof” diventi prassi a livello nazionale ed europeo.
Bonawentura
Ingresso: € 15,00, riduzione under 26 e over 65 € 12,00, soci e riduzioni convenzionate € 10,00.
Prevendita c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) da lunedì a venerdì dalle 17.00 alle 19.00. www.vivaticket.com
C.L.