Il sogno di sant'Orsola: l'opera visibile di un ciclo nascosto

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Il sogno di sant'Orsola: l'opera visibile di un ciclo nascosto
Vittore Carpaccio, Sogno di sant’Orsola, Venezia, Gallerie dell’Accademia, particolare

Vittore Carpaccio tra il 1490 e il 1498 dipinse una serie di nove teleri per la Scuola di sant’Orsola aventi come soggetto la storia della santa come narrata nella Legenda Aurea di Iacopo da Varagine.

Si narra che sant’Orsola, principessa di Bretagna del IV secolo d.C., promessa in sposa al re d’Inghilterra, venne martirizzata a Colonia assieme ad altre giovani donne dagli Unni.

I teleri ambientano chiaramente la narrazione in un paesaggio veneziano: lo vediamo dagli edifici e da altri richiami come il vestiario e la presenza probabile di ritratti di personalità del tempo.

Il ciclo si trova dall’Ottocento alle Gallerie dell’Accademia. Successivamente al restauro svoltosi tra il 2016 e il 2019 con il sostegno di Save Venice, è stato per breve tempo riaperto al pubblico, per poi essere di nuovo chiuso per lavori di restauro architettonico che tutt’ora coinvolgono le sale XVIII e XXIII.

Tuttavia, sempre con il sostegno di Save Venice, un’opera del ciclo è stata nuovamente esposta in tutta la sua bellezza nella sala delle Gallerie dedicata a Carpaccio. Parliamo del Sogno di sant’Orsola.

Vittore Carpaccio, Sogno di sant’Orsola, Venezia, Gallerie dell’Accademia

Il Sogno narra del momento in cui un angelo, che proietta la sua ombra in un gioco tra apparizione e realtà, appare in sogno alla santa per annunciarle il futuro martirio, simboleggiato dalla palma. La principessa pare, seppure ancora dormiente, essere in ascolto della parola di Dio portandosi una mano all’orecchio. Sopra l'architrave della porta, sul basamento della statuetta raffigurante Eracle leggiamo infatti "diva fausta", ovvero "gli annunci divini sono propizi".

Anche qui troviamo richiami a Venezia poiché la camera, riccamente ornata, richiama quella di una nobildonna veneziana. L’ispirazione nordica, inoltre, è evidente nel modo di raffigurare il gioco della luce dell’alba che entra nella stanza e colpisce diversi oggetti carichi di significato.

Vediamo un libro, una clessidra, vasi che contengono il mirto (simbolo dell’amore terreno) e il garofano (simbolo di quello divino). In particolare le statuette di Eracle e Venere rappresenterebbero le virtù della coppia reale. In questo senso anche il cagnolino ai piedi del letto indicherebbe, come al solito, la fedeltà coniugale. Vicino ad esso una corona, a simboleggiare lo status della santa.

Carpaccio dunque introduce lo spettatore in un momento di intimità, rendendolo parte di un episodio sospeso tra l’umano e il divino, tra realtà e sogno. L’atmosfera di attesa e sospensione viene resa con accuratezza dall’artista e prende anche noi che abbiamo il privilegio di osservare nuovamente l’opera da vicino, suscitando la speranza di rivederlo inserito nel suo contesto più ampio.