Clover (Ella Rubin) ritorna assieme a dei suoi amici nei luoghi dove un anno prima è scomparsa sua sorella. Ovviamente il gruppo si muove in auto in una regione dove la natura domina incontrastata, e altrettanto ovviamente la solita visita in una isolata stazione di servizio fornisce al gruppo preziosi indizi su dove andare a investigare.
La comitiva finisce in uno sperduto alberghetto, ovviamente perso in mezzo al nulla, circondato da una persistente e inquietante perturbazione atmosferica. La magione è deserta, e al suo interno si scoprono inquietanti particolari: il registro degli ospiti è firmato dalle stesse, poche persone, che usano una grafia sempre più malferma a mano che i giorni passano, fino a smettere del tutto, e in una bacheca in una stanza ci sono le foto segnaletiche di molte persone scomparse, tra cui anche quella della sorella di Clover.
C'è anche una strana clessidra facente parte di un ancora più strano meccanismo, incastonato in un muro, ma la vera novità che scuote i nostri giovani eroi è l'improvvisa irruzione di un omaccione corpulento e mascherato che li massacra tutti, uno a uno.
Cosa ancora più sorprendente, dopo la mattanza i nostri si ritrovano redivivi, e tutto ricomincia di nuovo, in una giravolta di orrori e massacri sempre più raccapriccianti...

Until Dawn: Fino all'alba: una piacevole sequela di citazioni e stereotipi del genere horror senza troppe pretese
La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'omonimo videogioco, un'operazione di per sé molto rischiosa, perché parliamo di due realtà - film e videogames - strutturalmente molto diverse.
Il lavoro di Sandberg, per quanto si faccia vedere volentieri, specie da chi ama questo genere e non abbia molte pretese, in pratica consiste in una sequela di cose già viste, citazioni e stereotipi di ogni tipo, che per quanto intellettualmente stimolanti, non rendono la storia molto interessante e memorabile.
La sequenza incalzante di morti sempre più truculente e fantasiose diventa ben presto un semplice pretesto per mostrare entità ostili e situazioni orrorifiche. Compare tutto il catalogo: streghe, esseri invisibili, massacratori seriali variamente mascherati, scienziati pazzi, mostri grandi come condomini, una miniera dove si è consumata la solita mattanza, città maledette sotterranee, laboratori dimenticati dove si pratica allegramente la vivisezione, e chi più ne ha più ne metta.

Come inevitabile effetto collaterale, ne risente moltissimo la profondità dei personaggi e il loro arco narrativo, nonché la credibilità della storia stessa, che si perde nel caleidoscopio visivo che quasi stordisce lo spettatore.
I vari personaggi accettano subito il fatto che dopo la morte torneranno a vivere, per cui sembrano infischiarsene di venire variamente macellati, rendendo poco credibili e verosimili molte scene.
Il gruppo di giovani attori – di certo non aiutati da un copione che non lascia loro molto spazio per esprimersi al meglio – non impressiona troppo, con gli interpreti purtroppo schiacciati nella monodimensionalità dei loro ruoli.
Rimane la piacevolezza di una sequenza di immagini che spazia in tutti i sottogeneri dell'horror, e qualche jumpscare che funziona bene. Troppo poco per farne una pellicola memorabile.
Anche perché il film manca di autoironia e in fatto di pellicole horror che in pratica sono una voluta carrellata metacinematografica di cose già viste c'è molto di meglio. Un titolo su tutti: il godibilissimo Quella Casa nel Bosco, di Drew Goddard, del 2012.
Ma per una tranquilla oretta e mezza di intrattenimento senza pretese, per un amante del genere, Until Dawn: Fino all'alba può andare bene. A patto di non avere molte pretese. Astenersi tutti gli altri.
Until Dawn: Fino all'Alba - trailer ufficiale ITA