Thelma (June Squibb) è una arzilla novantenne rimasta da poco vedova, ma nonostante il costante aiuto di suo nipote, un nerd che la adora ma che è incapace di gestire la propria vita, rimane vittima di una truffa telefonica, perdendo una somma ingente.
Nonostante i consigli dei suoi familiari, che dopo un tentativo andato a vuoto di recuperare i soldi tramite le forze dell’ordine le consigliano di lasciare perdere, lei decide di passare all’azione.
Del resto ha appena visto le gesta di Tom Cruise impegnato in uno dei film di Mission Impossible, e ritiene che se lui può volare tra i palazzi, allora lei può affrontare i malviventi che l’hanno truffata.
Così, con l’aiuto di un vecchio amico, Ben (Richard Roundtree), che recupera in un’ospizio, comincia un’avventura on the road (in carrozzella elettrica) …
Thelma: una commedia veramente piacevole
Questo film può essere visto come un esercizio cinematografico studiato per tradurre le dinamiche dei film d’azione in un contesto senile, mantenendo un tono scanzonato e rispettoso delle problematiche degli anziani, sia pure tratteggiate in un contesto economicamente molto agiato.
E il bello è che la storia rimane sempre credibile, divertente e interessante.
Tanto di cappello a Josh Margolin, sceneggiatore e regista al suo esordio, che con pochi mezzi, un pugno di attori e tante idee ha realizzato una pellicola veramente piacevole.
E così, per esempio, guardare una vecchia arrancare su una rampa di scale in una scena costruita seguendo i meccanismi narrativi della suspance può diventare un’esperienza veramente godibile.
Il film regala momenti molto divertenti, altri più romantici, altri malinconici, lasciando spazio anche ad attimi di tensione, specie nel finale, costruito veramanente benissimo. Il tutto dosato con molta cura, senza mai esagerare o lasciarsi prendere la mano in un senso o nell’altro.
Veramente un plauso al cast, a cominciare dalla bravissima June Squibb, che a 94 anni per la prima volta interpreta il ruolo della protagonista, e da Richard Roundtree, in gran forma nonostante gli ottantadue anni di età, ancora sul pezzo e perfettamente credibile, come cinquant’anni fa, quando impersonava Shaft, il detective di colore protagonista degli omonimi film e serie televisiva degli anni Settanta.
Volendo leggere tra le righe, il film si concede anche un po’ di critica sociale, alludendo alla facilità di accedere alle armi nel nordamerica, alle problematiche dell’invecchiamento della popolazione, alla difficoltà del dialogo tra le generazioni.
Ma tutto en passant e con molta leggerezza e ironia.
Da vedere. Al cinema.