The Holdovers – Lezioni di Vita: la recensione del film di Alexander Payne

Una splendida pellicola che è un vero inno alle relazioni umane, con un Paul Giamatti in stato di grazia, ambientato nei magici anni settanta

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The Holdovers – Lezioni di Vita: la recensione del film di Alexander Payne

New England, 1970. Paul Hunham (Paul Giamatti) è un burbero, bacchettone e sgraziato professore della Barton Academy, che di fatto costituisce il suo unico orizzonte esistenziale, rallegrato solamente da qualche goccio di superalcolici.

Gli viene rifilato lo sgradito compito di rimanere nella struttura per le vacanze di Natale, per sorvegliare alcuni studenti che per vari motivi non possono tornare dalle loro famiglie.

Dopo pochi giorni ne rimane solo uno: Angus Tully (l’esordiente Dominic Sessa), molto sveglio ma con grossi problemi relazionali, legati per lo più a una aggressività che non riesce a gestire.

Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph) è la capocuoca della scuola, tormentata dalla perdita dell’unico figlio, morto in Vietnam, incaricata di provvedere al sostentamento degli altri due.

Tre personalità complesse e apparentemente tra loro aliene, che tuttavia subiranno una sorta di trasmutazione alchemica durante la forzata convivenza tra le mure dell’isolata Barton Academy…

Paul Giamatti in The Holdovers - Lezioni di Vita

The Holdovers – Lezioni di Vita: un godibilissimo inno all’importanza delle relazioni umane

Questo film è la concreta dimostrazione di come si possa girare un ottima pellicola con una storia semplice ma coinvolgente, narrata benissimo e recitata magnificamente. Niente effetti speciali mozzafiato, niente ritmi forsennati, nessuna parata di attori di grido per attirare il pubblico.

Al contrario, pochi personaggi, bene disegnati e interpretati ancora meglio, che danno vita a un racconto che trasuda umanità da ogni poro.

Una umanità sofferente e malinconica, ma mai arrendevole, che continua a lottare nonostante tutti i fallimenti e le delusioni della vita. Ognuno a modo loro, i tre protagonisti sono dei perdenti, a cui la vita ha inflitto colpi devastanti, che hanno lasciato ferite ancora aperte.

Il tutto condito da una ironia a tratti grottesca, che conferisce un sapore dolceamaro al racconto, ambientato alla fine del 1970. Una collocazione storica resa molto bene anche grazie a un’ottima colonna sonora.

Ma forse il vero punto di forza di questo film è la recitazione stellare, con Paul Giamatti in stato di grazia, l’ottima prestazione dell’esordiente  Dominic Sessa e lo splendido supporto di  Da’Vine Joy Randolph, il cui sofferto personaggio conferisce alla triade protagonista un prezioso punto di vista anti-intellettuale, capace di scardinare le visioni tradizionaliste di Paul, inizialmente imbalsamato nel ruolo del professore parruccone del tutto incapace di empatia.

Un professore che comunque nel racconto mostra di celare sotto la scorza di accademico una umanità profonda e pulsante.

The Holdovers – Lezioni di Vita è infatti soprattutto un viaggio nell’interiorità dei tre protagonisti, che si dimostrano capaci di superare i propri limiti nel momento in cui si mettono in gioco fino in fondo, condividendo le proprie debolezze e i propri limiti.

Nella sostanza, un vero inno all’importanza delle relazioni umane. Quelle autentiche, che sbocciano quando si superano gli stereotipi e le maschere imposte dalla società.

Gran bel film. Da vedere. Al cinema.