Tempus fugit" di Maria Antonietta Rotter

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Tempus fugit" di Maria Antonietta Rotter

Come è noto, la poesia elegiaca ha avuto il sopravvento fin dal secolo scorso sugli orienta- menti e sulle motivazioni estetiche del linguag- gio poetico, adottati in precedenza dallo speri- mentalismo, dal neorealismo, dagli echi memo- riali e recuperi dal classico, ad eccezione dei lin- guaggi originali di taluni maestri, quali ad esem- pio la limpidità di Francesco Petrarca “col suo tormento introspettivo”1 e lo stile decisamente personale di Ugo Foscolo.
In tal senso si possono altresì citare, a titolo esemplificativo, scrittori celebri tra cui Umberto Saba, il quale ritiene che la parola poetica sia quella personale, “la prima venuta” e che non di- spone di una storia. Dal canto suo Vittorio Se- reni, altro singolare poeta rinomato, è del parere che, sulla scia della esperienza linguistica di Ungaretti, i dati della quotidiana realtà vengono omologati in taluni aspetti del paesaggio dell’anima.
Ed ancora di Sandro Penna i testi poetici brevi di pochi versi potrebbero essere accostati per la loro incisività e brevità melica alla luminosità iridescente della lirica greca. Guido Gozzano, come era stato suggerito da Eugenio Montale, è il primo a “far cozzare l’aulico col prosastico fa- cendo scintille”.
Per i testi apparentemente colloquiali si può riprendere l’idea del celebre, amico di questa Casa Editrice, Mario Luzi, secondo cui (come ri- portato in un articolo di Alfonso Berardinelli sul giornale “Avvenire” del 10.4.2010) “la nostra poesia del Novecento è prevalentemente ele- giaca”.
Gli autori di questa collana, opportunamente prescelti, vengono raffrontati per affinità esteti- che o filologiche, e/o anche per omologie conte- nutistiche in volumi singoli con scrittori celebri presenti nella Storia della Letteratura Italiana dal Novecento in poi.
GUIDO MIANO