I campi di sterminio erano sì luoghi infernali, ma erano anche organizzati secondo “principi” che possiamo ritrovare nelle nostre società: paura, gerarchia e privilegio, ribaltamento dell'imperativo categorico, ossia l'utilizzo dell'essere umano come mezzo e non come fine. Su queste dinamiche, così riconoscibili in qualsiasi contesto autoritario, riflette “Gerarchia e privilegio”, melologo per voce e pianoforte di Diana Höbel, con musiche originali composte ed eseguite da Claudio Rastelli, che andrà in scena mercoledì 25 gennaio alle ore 20.30, in data unica al Teatro dei Fabbri di Trieste, nella rassegna di teatro contemporaneo AiFabbri2 e per avvicinarsi al Giorno della Memoria.
“Gerarchia e privilegio” è appunto una riflessione sulla struttura e le dinamiche dei campi di sterminio, costruita interamente con le parole di Primo Levi e di Hermann Langbein. Nel comporne la drammaturgia si parte da Primo Levi, ma non dai romanzi, ben noti, bensì dalle riflessioni contenute nei suoi saggi, negli articoli di giornale e nelle recensioni a romanzi altrui. Da questi materiali eterogenei è emersa, costante, una visione più complessa di quanto ci aspettassimo sulla natura dei campi.
«Lo spettacolo nasce da una coproduzione tra gli Amici della Musica di Modena (centenaria società di concerti emiliana) e l'Istituto Italiano di Cultura di Lubiana», dice Diana Höbel. «Si basa su saggi, come “I sommersi e i salvati”, e articoli di giornale scritti da Levi tra gli anni '50 e '70, e su frammenti di “Uomini ad Auschwitz”, libro di Hermann Langbein che ho scoperto proprio grazie a una recensione fatta da Levi, che lo apprezzava molto. Nei saggi e negli articoli di Levi, così come nel libro di Langbein, che era un prigioniero politico, dunque una persona abituata a leggere la realtà in modo analitico, vengono fuori le dinamiche di potere su cui si fonda ogni contesto autoritario (i campi di concentramento ne sono l'emblema estremizzato): sono dinamiche che si basano su due fondamenti: la Gerarchia, e il privilegio (che al mantenimento della Gerarchia è funzionale). Comprendere le dinamiche sottese ai campi ci permette di non liquidare quanto accaduto come eccezionale, ma di prendere consapevolezza che un certo tipo di organizzazione sociale ingiusta può produrre queste aberrazioni. La musica originale composta sulle parole illumina il senso delle stesse, mettendo in luce l'assurdo, l'ironia amara di alcuni frammenti di Levi, l'orrore, il paradosso della vita nei campi di sterminio».
ENRICO LIOTTI