Superman: recensione del film di James Gunn

Un film dimenticabile e senza mordente, dove il supereroe più famoso del mondo diventa un ragazzone ingenuo e buonista, in versione depotenziata.

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Superman: recensione del film di James Gunn

James Gunn – regista e sceneggiatore di questo reboot - reinventa Superman (David Corenswet), introducendolo sul grande schermo tre minuti dopo la sua prima sconfitta, facendolo precipitare sui ghiacci polari dopo essere stato pestato per bene dal misterioso “Martello di Boravia”, personaggio che scopriamo presto essere connesso con Lex Luthor (Nicholas Hoult), storico arcinemico dell'eroe proveniente da Krypton.

Il racconto ignora la distruzione del pianeta natale del nostro protagonista, la sua infanzia terrestre e la scoperta dei suoi superpoteri, facendocelo ammirare direttamente nel pieno delle sue forze, quando è già in azione da ben tre anni al servizio dell'umanità.

Nel pieno delle sue forze per modo di dire, a dire il vero, visto che questo Superman è probabilmente quello che le prende di più in tutta la storia del cinema. E non eccelle di certo neanche in capacità intellettive, autocontrollo e comprensione del mondo che lo circonda.

In compenso può contare sull'aiuto del suo supercane, Krypto, su Lois Lane (Rachel Brosnahan) e degli altri metaumani della Justice Gang, senza i quali probabilmente sarebbe finito ingloriosamente nella tomba dopo mezz'ora di narrazione.

David Corenswet in Superman

Un Superman depotenziato in versione buonista e annacquata

Forse il nostro regista e sceneggiatore voleva rendere il nostro supereroe più umano ed empatico, ma il risultato finale è la creazione di un personaggio che per alcuni aspetti rasenta una sua caricatura, tanto è debole e ingenuo, in modo a tratti disarmante.

La mia impressione è che James Gunn lo abbia reinventato per un pubblico super-gereralista, nell'ambito di una operazione commerciale inchinata in modo deferente al politically correct, che racconta una storia tranquilla, piena di frasi fatte e senza osare nulla. Mai.

Dal mio punto di vista è quasi disturbante l'assenza di ogni morte collaterale nel corso di scene in cui metropoli vengono devastate da mostri ed eventi apocalittici, rappresentate con scene maestose di distruzione in cui non muore mai nessuno. O, se lo fa, ha la buona creanza di farlo silenziosamente, fuori dal campo visivo dello spettatore, che mai deve essere turbato.

Rachel Brosnahan in Superman

Tutto è all'acqua di rosa. I personaggi sono poco delineati, ma carini ed etnicamente bene assortiti, e diversi cattivi parlano con un forte accento russo, conformemente all'attuale moda linguistica nel cinema mainstream.

C'è un apprezzabile sottotesto antimilitarista, con la rappresentazione di una etnia minacciata da una guerra che a mio avviso strizza l'occhio alla situazione palestinese, ovviamente guardandosi bene dal citarla in modo veramente esplicito.

Anche Lex Luthor è stato reinventato nella ormai ritrita veste dello stramiliardario ipertecnologico che controlla i media mondiali, manipolando l'opinione pubblica senza problemi.

Coerentemente con questo modello, l'umanità viene rappresentata in modo stereotipato, come una massa acefala di cialtroni che vivono una vita annoiata e inutile, pronti a modificare il proprio pensiero e le proprie convinzioni in tempo reale, grazie al potere di un post su un social.

Il nostro Superman aka Ken Clark è un bel ragazzone ingenuo e buonista, pronto a gettarsi nella mischia, ma bisognoso dell'aiuto degli altri, senza i quali proprio non riesce a cavare un ragno dal buco.

Forse questo è il film meno riuscito di James Gunn, che ovviamente prova a contaminarlo con il suo consueto stile irriverente e umoristico, ma il risultato finale è un raccontino a tratti anche apprezzabile, ma senza mordente e altamente dimenticabile.

E ovviamente il finale lascia le porte aperte a infiniti sequel...

Superman - trailer ufficiale ITA