Stupore, realtà, enigma: il ritorno di Pietro Bellotti a Venezia

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Stupore, realtà, enigma: il ritorno di Pietro Bellotti a Venezia

Le Gallerie dell’Accademia hanno inaugurato il 19 settembre la mostra Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia. Curata da Francesco Ceretti, Michele Nicolaci e Filippo Piazza, sarà visitabile fino al 18 gennaio, all’interno della solita sede dedicata alle esposizioni temporanee.

Pietro Bellotti è l’indiscusso protagonista di questo progetto, divenendo il perno attorno a cui gravitano le altre opere esposte, prestate da istituzioni museali quali il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Staatsgalerie di Stoccarda, il Dallas Museum of Art, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Castello Sforzesco di Milano.

Bellotti fu un artista bergamasco che tanto operò a Venezia. Seppure oggi risulti ancora poco conosciuto, le fonti dimostrano come fosse molto apprezzato dai contemporanei, che non solo a lui si ispiravano, ma anche lo lodavano per le sue capacità di resa naturalistica.

Questa particolare esposizione porta dunque alla luce un progetto ambizioso, che ha origine materiale dalla recente acquisizione di due opere dell’artista da parte delle Gallerie:  l’Autoritratto come allegoria dello Stupore e i Popolani all’aperto. Da qui è stato proposto un percorso che tentasse la contestualizzazione della sua attività artistica nel contesto veneziano, o nella vicinanza con artisti legati a tale contesto. L’analisi dell’influenza reciproca tra questi pittori e di quella tra i pittori e il più ampio contenitore che li racchiude, ovvero la sensibilità seicentesca, ha permesso di mettere in piedi un interessante percorso che propone una divisione tematica delle opere degli artisti in questione, tenendo sempre in considerazione la spiccata individualità di Bellotti.

Questa volontà è derivata da quella più ampia che vedeva le Gallerie promotrici della valorizzazione delle opere seicentesche, recentemente riallestite nelle sale al piano terra. La mostra si porrebbe così come ultima tappa, proclamandosi come prima esposizione che la città di Venezia dedica alla pittura del Seicento da più di sessant’anni (dalla rassegna del 1959 organizzata a Ca’ Pesaro).

Stupore, realtà ed enigma sono elementi che caratterizzano il Seicento e che vengono espressi da Bellotti in maniera personalissima, portandolo a distinguersi tra gli artisti. Lo stupore è ben espresso dall'autoritratto che apre il percorso espositivo: l’Autoritratto come allegoria dello Stupore rappresenta il pittore in armatura, modalità ritrattistica molto utilizzata nel Cinquecento veneziano, contesto che è ben richiamato dall'opera in generale, che va inserita in quella ripresa seicentesca di Giorgione definita "neogiorgionismo". Il pittore assume qui un'espressione comica, corrugando la fronte e spalancando gli occhi, quasi a comunicarci, attraverso se stesso, il fine della propria arte.

Pietro Bellotti, Allegoria dello Stupore, https://www.gallerieaccademia.it/stupore-realta-enigma-la-nuova-mostra-su-pietro-bellotti

L'enigma è una presenza sottile, che si aggira nelle opere di Bellotti, emergendo chiaramente o rimanendo latente. Le opere sull'occulto, che si legavano a una sensibilità popolare che però si riversava nei circoli accademici libertini, esprimono a pieno l'oscurità e l'enigmaticità attraverso atmosfere cupe o sospese. L'Indovina Martina di Bellotti è una maga anziana che si staglia su uno sfondo scuro nella sua vecchiaia, davanti ad enigmatiche carte. Nel Seicento inoltre il tema della vanità, dello scorrere del tempo, della morte, era molto sentito e lo stesso Bellotti, come altri artisti qui esposti, si cimenta in rappresentazioni allegoriche che portano alla meditazione sulla propria condizione.

Pietro Bellotti, Indovina Martina, https://www.gallerieaccademia.it/stupore-realta-enigma-la-nuova-mostra-su-pietro-bellotti

La realtà viene proposta da Bellotti in diversi modi, espressi in contesti anche completamente differenti. Si può parlare di realismo rappresentativo, evidente in personaggi come la Parca Lachesi, che, reggendo il filo della vita, sembra non potersi sottrarre lei stessa allo scorrere del tempo. Ma la somiglianza con il reale si manifesta nelle opere di Bellotti non solo tramite la resa dei volti, ma anche degli oggetti. Interessante in questo senso è la resa precisa delle scritte sui fogli, appena alzati o interamente visibili, come si può notare nella seconda versione del Socrate, dove il filosofo è intento a sfogliare alcune carte delle quali, sembra, voglia renderci partecipi.

Pietro Bellotti, Parca Lachesi, https://www.gallerieaccademia.it/stupore-realta-enigma-la-nuova-mostra-su-pietro-bellotti
Pietro Bellotti, Socrate, dettaglio

La realtà per Bellotti è anche la verità sul mondo, portata attraverso la resa realistica degli ultimi, degli umili. Si tratta di una pittura che prende le distanze da quella stereotipata "di genere". Si parla infatti di "pittura della realtà", filone che avrà successo soprattutto in Lombardia, dove Bellotti trascorrerà la seconda parte della sua carriera. I Popolani all’aperto, la seconda opera acquistata dalle Gallerie, ha l'obbiettivo di dimostrare allo spettatore non tanto la povertà degli umili, quanto la loro dignità. Una donna ci guarda, senza vergogna, probabilmente sicura che la sua rappresentazione senza filtri possa permetterle finalmente di comunicare liberamente con noi.

Pietro Bellotti, Popolani all'aperto, dettaglio

L'enigma in Bellotti non è dunque reso solo nelle opere allegoriche, ma emerge con forza nelle figure mitiche, rese viventi e nelle persone reali, riprese nella vita quotidiana: una volta adottato uno sguardo disincantato, ci comunica il pittore, si perverrà al vero enigma, di cui ogni uomo o donna è fonte.