Shelby Oaks - Il Covo del Male: la recensione del film di Chris Stuckmann

Un promettente, ma disomogeneo, esordio alla regia, che gioca tra mockumentary, found footage e cinema tradizionale.

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Shelby Oaks - Il Covo del Male: la recensione del film di Chris Stuckmann

Nel 2008 Riley Brennan (Sarah Durne) è scomparsa misteriosamente nella città abbandonata di Shelby Oaks, assieme a due suoi amici. I tre gestivano un canale YouTube, The Paranormal Paranoids, dedicato a investigazioni in edifici infestati da presenze paranormali.

Diciassette anni dopo, la sorella maggiore di Riley, Mia (Camille Sullivan), decide di fare luce sulla sua sparizione...

Questo è l'incipit della storia raccontata da Chris Stuckmann nel suo primo lungometraggio, che, a dire il vero, non brilla certo per originalità.

Quello che invece brilla in questo film è la sua parte iniziale, che comincia come un classico mockumentary e, nella finzione cinematografica, trascina lo spettatore in un accattivante mescolamento di video realizzati dai fan di The Paranormal Paranoids, spezzoni di interviste di Mia, telegiornali sulla scomparsa dei tre YouTuber e inquietanti registrazioni video trovate a Shelby Oaks.

Un accattivante mescolamento di punti di vista, in formati diversi, che includono video notturni, molto sgranati e mossi, ripresi con una camera a mano, che fanno subito venire in mente The Blair Witch Project.

Camille Sullivan in Shelby Oaks - Il covo del male

Shelby Oaks - Il Covo del Male: un promettente ma disomogeneo esordio alla regia

Del resto, Chris Stuckmann è a sua volta un YouTuber di successo, specializzato in recensioni cinematografiche, che ha raccolto ben 1,4 milioni di dollari tramite Kickstarter (un record per questa piattaforma) per finanziare il suo primo lungometraggio, di cui è regista, sceneggiatore e produttore.

Un lavoro che è una miniera di citazioni cinematografiche, un film altamente derivativo che però funziona magnificamente, almeno finché gioca con il fuoricampo, senza mai mostrare in modo esplicito il solito male che si nasconde nella solita provincia statunitense, ovviamente abbandonata e rurale, condita dai consueti traumi infantili, sepolti nella memoria ma mai veramente dimenticati.

E pronti a esplodere, specie se alimentati da forze oscure.

Come sempre, non è tanto il jump scare, ma l'atmosfera costruita lentamente dal racconto il fattore che crea un horror efficace, fin dai tempi del mitico Il Bacio della Pantera, del 1942, capolavoro di Jacques Tourneur.

Purtroppo, quando il mistero esce dal fuoricampo e si mostra al pubblico, la tensione tende a crollare, con effetti, in genere, deleteri sull'efficacia del racconto cinematografico nel tenere lo spettatore incollato allo schermo. Shelby Oaks - Il Covo del Male non costituisce un'eccezione a questa regola. Anzi, ne è forse un esempio da manuale.

Chris Stuckmann maneggia con efficacia i linguaggi mediali da cui proviene, ma è molto meno bravo a costruire la seconda parte del film, più convenzionale e legata a una narrazione più propriamente cinematografica.

Che viene realizzata in modo altamente derivativo e citazionista. Con un cambio di registro che può lasciare lo spettatore spiazzato. Forse la cosa è voluta, magari vuole essere un omaggio dichiarato dell'autore al genere horror, ma dal mio punto di vista non funziona bene e butta via lo splendido lavoro fatto all'inizio.

Questione di gusti, ovviamente.

Comunque è un promettente esordio, tra l'altro recitato bene dai (pochi) attori presenti, in particolare da Camille Sullivan, molto credibile nel suo ruolo. E gli amanti del genere potranno anche scegliere di divertirsi a cercare le innumerevoli citazioni e riferimenti ad altre pellicole disseminati nel racconto.

Dal mio punto di vista, Shelby Oaks - Il Covo del Male è un'occasione mancata, ma mi ha lasciato in mente un autore da seguire...

Shelby Oaks - Il covo del male - trailer ufficiale ITA