Dopo una piacevole introduzione dello spietato mondo del giurassico, nella quale possiamo apprezzare visivamente la catena alimentare del tempo, con al vertice un gigantesco megalodonte, torniamo al presente del nostro eroe, Jonas Taylor (Jason Statham).
Questi è ormai votato alla causa ambientalista, e dopo raccolto prove decisive per stroncare un’attività illegale di sversamento di rifiuti tossici nell’oceano, lo ritroviamo a lavorare per un istituto oceanografico che studia la vita nella Fossa delle Marianne, nella stessa zona da cui provenivano i due megalodonti del film precedente.
Durante l'esplorazione di una nuova zona sul fondale, il nostro eroe scopre una misteriosa stazione mineraria sottomarina, ma la situazione precipita subito.
Tra esplosioni sottomarine, megalodonti e mostri vari all’assalto e spregiudicati mercenari pronti a tutto, il nostro buon vecchio Jonas avrà molto lavoro per salvare la sua pelle, quella dei suoi compagni di avventura e della solita massa di turisti balneari pronta a fare da dessert agli squali e altre creature primordiali...
Shark 2 – L’abisso: un piacevole blockbuster estivo senza pretese
Il racconto può essere diviso in due parti: la prima, più seriosa e ridondante, che si svolge principalmente sott’acqua, sul fondo dell’oceano, seguita da una molto più scanzonata e autoironica, nella quale i nostri eroi devono salvare i civili di una località turistica costiera dalla furia dei megalodonti e altre creature predatrici.
Il film si lascia guardare volentieri, magari facendo finta di non vedere alcune assurdità che mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità, come quando il nostro eroe si fa una nuotata di qualche minuto a settemila metri di profondità in apnea, senza nessuna attrezzatura protettiva, cavandosela con una leggera epistassi, là dove invece alcuni suoi compagni implodono vivi negli scafandri potenziati danneggiati.
Ma vabbè, anche questo è cinema, e in definitiva stiamo parlando di un blockbuster senza nessuna pretesa.
Comunque con un magnifico colpo di reni la pellicola dà il meglio di sé nella seconda parte, dove smette di prendersi sul serio, ed è divertente lasciarsi trasportare dal flusso narrativo, grazie anche alla ottima performance di molti personaggi secondari.
Viene da chiedersi, comunque, visto anche il notevole costo di questa produzione, per quale motivo non si sia curata meglio la sceneggiatura. Una bella sfrondata alla prima parte avrebbe levato inutili orpelli che non aggiungono nulla di rilevante alla storia, rendendo l’insieme più leggero, fluido e godibile.
Anche questa volta viene infatti confermata la regola non scritta di Hollywood, che prevede che il sequel di un film di successo debba durare di più del primo, sia pur di poco (Shark – Il Primo Squalo durava 113 minuti, Shark 2 – L’Abisso 116 ), magari anche aggiungendo eventi inutili ai fini dell’economia del racconto. Mah!
Il primo episodio era molto più omogeneo e ben strutturato, alternando autoironia a momenti di forte tensione, senza mai cali di tensione, presenti invece nella prima parte di Shark 2.
Si fosse fatto un minimo di pulizia, magari tenendo la durata della pellicola entro la canonica ora e mezza, mantenendo lo stesso tono scanzonato che caratterizza la seconda parte per tutta la durata del racconto, il film avrebbe guadagnato moltissimo.
Aspettando Shark 3...