Il poeta modenese – nativo di Sassuolo – Sergio Camellini ha dato alle stampe la sua Opera Omnia (II edizione), che contempla una vasta selezione di raccolte poetiche e di liriche scritte e pubblicate fra il 2013 e il 2021. Il volume entra a far parte della collana di testi letterari Il pendolo d’Oro, della Casa Editrice Guido Miano di Milano, la quale è composta da monografie dedicate ad autori scelti. I titoli che appaiono nel libro, nel loro complesso, iniziano già a tracciare un orientamento, seppur abbozzato, circa la poetica dell’autore: Nel corpo un soffio dell’anima (2013); Il pianeta delle nuvole rosa (2014); Bagliori (2015); Un sogno con le ali (2016); So di essere (2016); Ponte dei sogni (2017); Tra le righe del pensiero (2018); Madre natura è vita (2019); Il canto delle Muse (2019); S’accende una luce (2020); Viandante dei sogni (2020); Ascolto i silenzi (2021); I colori della fantasia (2021); Lasciami di te un’emozione (2021). La personalità di Camellini è estroversa e comunicativa – esercita la professione di psicologo clinico – per cui anche in campo culturale e letterario ama presenziare agli eventi che lo vedono premiato come poeta, dove può incontrare personaggi dell’arte e dello spettacolo, come testimoniato dalle immagini fotografiche all’interno dell’Opera Omnia: tra questi citiamo i più famosi, come Vittorio Feltri (giornalista); Francesco Alberoni (sociologo); Marco Columbro (attore); Vittorio Sgarbi (critico d’arte); Dacia Maraini (scrittrice); Pippo Franco (comico); Pupi Avati (regista); Iva Zanicchi (cantante); Romina Power (attrice).
Le tematiche che maggiormente s’incrociano nei suoi testi in modo trasversale, ovvero a rimbalzo da una silloge all’altra, sono attinenti alle emozioni e ai sentimenti con prevalenza dell’amore quale cardine della vita; alle dimensioni oniriche e pindariche, sostenute dalla fantasia e dalla creatività; alle problematiche dell’essere, dove emerge la ricerca interiore e si svela una poesia del positivo, anti-crisi e anti-depressiva, costituita da tante pillole di saggezza per “come vivere”; al rapporto con la natura ed il creato; a taluni contenuti della memoria, dagli affetti familiari ai ricordi dell’infanzia, dallo scorrere del tempo a squarci storici.
Il biglietto da visita della visione camelliniana mi pare essere questo, ovvero la poesia So di essere: «Non perdo di vista / me stesso, / né m’avvilisco / nonostante le avversità. // So chi sono, / so di essere, / so d’occupare / un posto quaggiù. // Voglio percorrere, / anche in salita, / quest’irto e affascinante / progetto di vita. // Certo che sì, è tutto mio, / allorché sempre / strettamente comunicante / con l’altrui realtà». Quattro quartine per affermare una precisa identità, un chiaro compito in questa vita, una salda volontà nel superare ogni ostacolo, una limpida coscienza del senso dell’altro: un progetto contro-corrente rispetto alle tendenze societarie e individuali odierne piegate verso lo smarrimento e la dispersione.Un progetto paradigmatico che tutti dovrebbero coniugare per vivere felici.
Il poeta dunque denuncia sì l’attuale regressione antropologica (si legga la lirica Uomo dove sei?: «Eri presente … / cultura, / idee creative, / modi di essere / di pensare / di amare / … // Ora latiti: // … Uomo dove sei?»), ma per combatterla e superarla in ogni modo: volgendo il pensiero all’Immenso, ritrovando la sete d’Infinito, credendo nella Trascendenza, vivendo per la vittoria dell’Amore, visitando lo spessore dei silenzi-oasi dell’anima, leggendo il libro interiore alla scoperta dell’unicità di se stessi, coltivando la luce dentro di noi, lasciandosi catturare dalla poesia dell’essere, imparando dalle persone speciali, abbattendo muri e costruendo ponti… ed anche scegliendo l’ironia per superare l’incomunicabilità nel bon ton della vita. Inoltre bisogna ritrovare la capacità di sognare e realizzare i nostri sogni con il volo della fantasia, con il viatico delle muse delle arti (si legga la silloge I colori della fantasia).
Il capitolo dell’amore è al contempo autobiografico e femminino: l’elogio del poeta va alla donna libera, alla fanciulla gioiosa, alla semplicità dei modi, al rinnovarsi del sentimento, al vero amore, al valore dei piccoli gesti, al romanticismo delle atmosfere, all’amore che è dono («… l’amore / non misura ciò / che dà, / l’amore / confini segnati / non ne ha», Per dire amore).
Ed ancora nel canto di Camellini la natura è un inno alla vita e alla gioia: dalle nuvole rosa, alla luna, all’alba; dai mutamenti stagionali, alle bellezze cosmiche. E nella memoria custodisce il bel viso della madre, l’esempio del padre, gli odori della sua terra, i canti d’amore delle mondine, la civiltà e la cultura dell’Italia.