La “Trilogia triestina” di e con Mauro Covacich va in scena al Politeama Rossetti il 27 febbraio alle ore 19 e sarà una serata-evento.
I tre monologhi “Svevo”, “Joyce” e “Saba” che lo scrittore ha portato in scena - prodotti dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia - a partire dall’ ottobre 2021, sono partiti da Trieste e hanno raccontato la sua grande letteratura in tournée in tutta l’Italia, in diretta su Rai Radio Tre e addirittura all’estero. Sono diventati un libro, intitolato proprio “Trilogia triestina” edito da La Nave di Teseo ed in edicola da due settimane, ed ora vanno in scena, per un’unica sera, in un continuum.
Una “maratona letteraria” che Mauro Covacich - appassionato di vere maratone e autore di “A perdifiato” - accoglie come una sfida anche sul palcoscenico.
Sarà un regalo per gli spettatori e per chi ama la letteratura - che godranno di un quadro completo e sfaccettato della scrittura del Novecento a Trieste - mentre per Covacich si tratterà non soltanto di un triplo “corpo a corpo” con queste figure monumentali, ma anche di condividere con gli spettatori una sfida di memoria e resistenza. «Ho fatto diverse maratone - ha dichiarato infatti Mauro Covacich - ma non sono mai sceso sotto le tre ore e temo che non ce la farò neanche stavolta… Ma voglio rassicurare il pubblico, ci sono degli ottimi ristori! Scherzi a parte, portando in giro i tre spettacoli, uno in una piazza, uno nell’altra, ho capito che l’effetto d’insieme poteva essere più della somma delle parti, come se a un certo punto avessi colto meglio i rimandi interni che ho seminato qua e là, mentre scrivevo. C’è una continuità in questo lavoro, sono tre atti di un'autobiografia per procura, così li penso, qualcosa che si sviluppa e cresce dentro un unico discorso. Valeva la pena provare a farlo sentire in una serata speciale» E ha aggiunto «Svevo, Joyce, Saba sono tre giganti che producono effetti contrastanti su chi vive in città. Spesso ce ne vantiamo, altre volte li temiamo, o peggio, li diamo per scontati. Ma sono l’ossatura su cui è cresciuta Trieste, di più, il suo patrimonio genetico. Leggerli insieme, raccontarceli, sarà un modo per riappropriarcene o magari per scoprirli davvero. Escluderei insomma l’effetto letargico del ripassino, puntando piuttosto su una bizzarra e spero festosa seduta di autocoscienza». I tre monologhi si susseguiranno a partire dalle ore 19: per sostenere pubblico e protagonista nella “maratona letteraria”, alcune chicche enogastronomiche - ispirate alle ricette della Famiglia Veneziani e ai pasti di Leopold Bloom nell’episodio de “Lestrigoni” dell’“Ulisse” - faranno da delizioso intermezzo fra gli spettacoli, così si potrà passare da un vino del territorio con un assaggio di pinza prosciutto e kren, alla birra irlandese accompagnata da una famosa tartina…
Negli intervalli, nel foyer, sarà in vendita anche il libro di Covacich che contiene i tre monologhi. In “Svevo” il cui allestimento originale era a cura di Franco Però, come uno speciale docente Mauro Covacich analizza l’universo sveviano nel sistema della coeva letteratura europea per superarne le letture di cliché. Triestino di nascita, pur seguendo la propria luminosa carriera nazionale e internazionale, Covacich conosce bene la fertile complessità che Aaron Hector Schmitz ha incastonato, come in un rebus, nel suo nom de plume - Italo Svevo - e la esplicita alla platea. In “Joyce” (allestimento originale a cura di Massimo Navone), Covacich mette in luce i tratti umani ed artistici di quello che può essere considerato il primo scrittore performer «un uomo - dice - ritenuto troppo cerebrale e che non ha mai smesso di parlare del corpo, un autore accusato di essere elitario e che si è sempre pensato come un operaio della scrittura, il genio che, meglio di ogni altro, ha mostrato come gli uomini siano un’invenzione del linguaggio». Infine “Saba” - andato in scena lo scorso anno a cura di Alberto Giusta - vede Mauro Covacich tratteggiare il grande cantore della città, che per l’immaginario collettivo rappresenta lo spirito del luogo, avendo posto i suoi versi a suggello del volto di Trieste, senza essersi mai stancato di attraversarla, scrutarla, ritrarla. Eppure il rapporto tra Umberto Saba e la sua città è pieno di ombre e ripensamenti, una doppiezza emotiva che Covacich allestisce davanti agli occhi dello spettatore.
Lo spettacolo è un evento unico in scena soltanto giovedì 27 febbraio alle ore 19. Biglietti sono ancora disponibili presso i punti vendita e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.