Alice nello spazio latente
Alice nello spazio latente: questo è il nome della galleria aperta da Alice Vongola e Arsen Zhilyaev in Salizada de le Gatte a Castello. La denominazione, come spiegato dai due curatori, vuole proporre un gioco di terminologia, che spazia dal romanzo di Lewis Carroll alla patafisica, incrociando nel mentre il mondo dell'AI.
Lo spazio latente vuole infatti richiamarne uno patafisico che raccoglie e incanala ogni tipo di emozione derivante dalle opere che di volta in volta vengono esposte e inserite in un ragionamento artistico e sociale: si vuole ricreare così un microcosmo onnicomprensivo, che nella sua limitatezza vuole leggere e interpretare il contesto che lo ha prodotto.
Lo spazio latente di Alice nel Paese delle Meraviglie è quindi lo stesso di Alice Vongola, inserito però nel contesto veneziano, dove diviene a sua volta un mondo nascosto e altro. Il termine stesso nasce dalla denominazione non ufficiale che sta a indicare la parte del sistema dell'intelligenza artificiale dove l'AI pensa, la black box, tradotta non ufficialmente appunto come spazio latente.
Sénsa rìve: la mostra di Nikolay Karabinovych
Nikolay Karabinovych è un artista ucraino che lavora con media differenti, tra cui installazioni, video, performance, scultura e soprattutto suono. La sua arte è animata da storie sociali, sia collettive che personali, legate in particolare all'Europa centrale.
Il 7 novembre ha aperto la sua personale Sénsa rìve, che verrà ospitata dalla galleria Alice nello spazio latente fino a metà dicembre. Il nome dell'esposizione è una ripresa dal dialetto veneziano di un'espressione che viene letta qui come una condizione appartenente a tutti gli esseri umani, che deriva dal trovarsi appunto senza rive, senza punti di appoggio o approdo nel mare dell'esistenza.
Questa mancanza ci provoca la necessità di imparare a camminare sulla stessa acqua in cui ci troviamo. Se questo movimento continuo e senza possibile meta dall'era della globalizzazione è stato letto come elemento positivo di fusione e dinamismo, oggi le continue guerre e le successive migrazioni e paure hanno trasformato il movimento in fuga e la mancanza di rive in disorientamento e lotta in un mondo che non permette via di uscita.
L'artista allora riprende il filone di pensiero che vede nell'arte e nella performance artistica una valvola di sfogo e un momentaneo elemento di sollievo e distrazione dall'angoscia di vivere (similmente a quanto aveva affermato Ortega y Gasset sul teatro), per poi scardinare questa unica ancora di salvezza dimostrandone la fragilità.
Il video che fornisce il titolo alla mostra è proiettato su una tenda e mostra una donna che con il suo kayak legato alla riva continua a remare in un lago polacco, accompagnata dalla famosa colonna sonora di Titanic. La visione è volta a suscitare diverse sensazioni, tra cui la consapevolezza dell'impossibilità di movimento che accomuna tutti noi, in una realtà dove convivono speranza e morte.

Arrivati è un object trouvé collocato all'ingresso dello spazio. Si tratta di un gonfiabile a forma di banana, usato nelle località turistiche per il cosiddetto banana boat. Anche qui il suo significato è duplice e contraddittorio. Da una parte si presenta come strumento di possibile fuga, in quanto galleggiante, dalla guerra e dai suoi orrori, dall'altra dimostra nella sua fragilità il fallimento dell'arte nel suo costituirsi come elemento di salvezza.

La pretesa dell'arte si materializza infatti in oggetti vani, che fanno parte di questo stesso mondo quanto noi. Le sensazioni che suscita possono essere forti ma passeggere e basate su elementi comuni, messi momentaneamente sul piedistallo artistico.
In questo senso vanno letti i diversi poster e oggetti nascosti lungo il percorso espositivo: possono essere incastrati sul soffitto, inseriti in un cassetto o addirittura incollati nel bagno. Le immagini che presentano possono suscitare angoscia, riso o meditazione. I cartoni di pizza posti sul tavolo ci fanno dubitare riguardo al confine tra arte e realtà: la realtà tutta può essere arte se presentata come tale. Così funziona l'arte contemporanea.


Il percorso così progettato da Karabinovych non vuole creare né speranza né resa: è vero, l'arte è illusione pura, ma tramite questa attività illusoria e passeggera comunica la verità sul mondo in cui vive lo spettatore. Ogni opera ne presenta di fatto un frammento, che, unendosi agli altri, crea senza filtri l'immagine del nostro tempo.
Se la distrazione è qualcosa di momentaneo e illusorio rispetto alla nostra perenne condizione di naufraghi senza rive, la presa di coscienza di questa stessa situazione è un elemento duraturo, che si può instaurare nella nostra coscienza permettendoci di unirci a creare ancore di salvezza nel mare della vita.

Orario: dal mercoledì al sabato, dalle 11.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 18.00.