“La speranza” per Cen Long “è l’unica giustificazione per la continuazione dell’esistenza”, ed è da questo assunto che parte per guidarci nell’ attuale mostra a Palazzo Querini a Venezia, promossa dalla Crux Art Foundation e tenuta in occasione della sessantesima edizione della Biennale. Il titolo, “Seminare speranza”, vuole concentrarsi proprio sull’universalità del tema della speranza, bene comune e necessario per la vita dell’umanità intera. Ed è proprio l’umanità che Cen Long vuole mostrare e trasmettere attraverso la sua pittura, la quale vuole essere scevra del sostrato di negatività e malignità che ha sempre colpito e colpisce tutt’ora il mondo: "I miei genitori" dice Cen, "mi hanno sempre insegnato di avvicinarmi alla realtà con gentilezza, fino al punto che ho imparato come superare amarezza e cattiveria con un'attitudine di tranquillità e bontà accogliente; mi piacerebbe pensare che i miei dipinti possano esprimere la stessa umanità".
Cen, infatti, nonostante gli ostacoli che la vita presenta, è un convinto sostenitore di valori quali la bontà, la verità e la bellezza: valori che nelle sue opere sono portati orgogliosamente e coscienziosamente da figure che affrontano con impegno le prove della vita, con la consapevolezza o per meglio dire, la speranza, che li guida verso il futuro. Non troviamo immagini di re o regine, grandi signori o aristocratici, ma solo di persone, senza alcuna connotazione sociale, che rappresentano l’umanità nella sua pura essenza di portatrice di speranza: lo sfondo delle sue tele è scuro e non definito, come anche il paesaggio dove si stagliano le figure. Sono proprio i volti ad essere i protagonisti delle scene, volti che esprimono la consapevolezza di dover preservare l’umanità attraverso i pericoli. Esemplare in questo senso è la “Piccola Sampan”, che, nonostante il mare in tempesta, tiene con fermezza il remo della sua zattera, con lo sguardo fisso verso il mondo dello spettatore.
I personaggi, secondo le stesse parole di Cen, “possono essere visti come coloro che hanno superato le prove spirituali del Purgatorio di Dante”. In questo Purgatorio terreno, dove le persone combattono contro le fatiche di ogni giorno, Cen non a caso insiste molto sul mare: le sue opere vogliono esprimere sia il rispetto verso il mare, sia la sua profonda ammirazione verso chi trova coraggio di sfidarlo per sopravvivere. Questa, che apparentemente può sembrare una contraddizione, in realtà esprime una profonda presa di coscienza di Cen: per lui “tutta la vita è uguale di fronte alla natura”, ne fa parte e contribuisce a mantenerla in vita in un ciclo continuo. Non c’è distinzione per lui: tutte le forme di vita sono parte anche della nostra vita. Ne "L'agnellino appena nato” una donna avanza, sempre stagliata sul solito sfondo incerto, e trova la sua ragione di procedere nella comunione con l’altro: altro che qui si configura come un agnellino che tende il muso verso la madre che lo segue. Si viene così a formare un collegamento limpido e sincero, che vince le tenebre retrostanti.
Sicuramente è da notare che nella pittura di Cen viene data importanza a un altro elemento della natura, ovvero le stelle. Per Dante il passaggio dall’Inferno al Purgatorio si configura con la visione delle stelle. Stelle che quindi, in questo Purgatorio terreno di Cen, sono il simbolo quasi materiale della speranza. Ma, come sempre, Cen va oltre. Molte sono le figure che troviamo di fronte a noi durante la mostra che guardano in maniera sognante o consapevole le stelle, simbolo della loro volontà di proseguire l’esistenza in nome della speranza. Ma è in “Scritto nelle stelle” che vediamo forse la sintesi del messaggio che Cen vuole darci. I due protagonisti della scena sono un uomo anziano e un giovane, i quali guardano fisso davanti a noi. Non badano a cosa possa essere scritto effettivamente in quelle stelle: la loro speranza è dentro di loro, e guardano avanti per dimostrare la loro indipendenza di fronte a un ipotetico destino già scritto. La speranza per Cen è la giustificazione per la continuazione della vita, che è appena fiorita nel giovane e sta lentamente lasciando la persona anziana. Persona anziana dunque, che sta consegnando la sua speranza nel giovane, che la accoglie con fierezza. Lo sguardo del vecchio, misto tra stanchezza e spavento, mostra in realtà la consapevolezza delle prove che dovrà affrontare il giovane, e con la speranza che le superi portando avanti la sua umanità, sta lentamente lasciando la sua lotta sapendo che verrà continuata anche dopo di lui.