Relight Venice: la luce che riaccende una Venezia dimenticata

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Relight Venice: la luce che riaccende una Venezia dimenticata

Con Homo Faber in città è data la possibilità di vivere in forma gratuita il lavoro degli artigiani veneziani. A determinati orari, infatti, gli atelier aprono le porte per ogni persona interessata ad avvicinarsi agli artigiani e all’artigianato, portando fuori da confini fisici la loro arte e il significato che sta dietro alle loro creazioni.

Uno degli atelier coinvolti è quello di Michela Bortolozzi, che, consapevole della fragilità di una Venezia che conosce e che ha imparato a conoscere fin da piccola, ha deciso di trasmettere il suo amore per questa città a chiunque voglia entrare in contatto con le sue creazioni.

Michela Bortolozzi ci racconta infatti del suo percorso: dopo essersi formata a Venezia, e aver continuato a studiare all’estero, ci ritorna per portare ciò che ha imparato e per cercare, nel suo piccolo, di riportare consapevolezza non solo tra i turisti ma anche tra i veneziani stessi.

Partendo dalla creazione di lecca-lecca, Michela Bortolozzi crea inizialmente oggetti destinati al consumo: dolci, candele e pastelli che richiamano le forme veneziane, e che vogliono porsi, in mano all’acquirente, come oggetti di una “performance”. La domanda che questo tipo di creazione vuole suscitare in noi è evidente: vale la pena consumare oggetti di tale raffinatezza? O è meglio conservarli e preservarli? Se si consuma un lecca-lecca, dice l’artista, “poi non resta che lo stecco”, se si consuma una candela la sua forma si dissolverà senza ritorno. Tutte queste cose, chiaramente possono essere ricomprate e riutilizzate: ma se si consuma una città come Venezia? Chiaramente si è posti di fronte a qualcosa di irreversibile.

Così questi oggetti, portatori di domande, vogliono cercare di aprire gli occhi di fronte a una situazione di indifferenza: i turisti stanno sempre di più invadendo la città e molti veneziani si adeguano totalmente a questa tendenza di massa, facendo scomparire quelle che sono le tipicità e la storia di Venezia. Gli abitanti sono sempre di meno, la gente preferisce andare via e Michela Bortolozzi crea delle spille a forma di pesci e animali marini che chiama ironicamente “Residenti”. Continuando su questa tendenza, ci vuole dire, la popolazione permanente sarà solo quella che proviene dalla laguna.

Ma il suolo veneziano? Da qui, dice l’artista, si può ripartire, scoprendo la sua vera essenza, i suoi lati più nascosti e meno noti. Da qui nasce l’idea di creare degli specchi, di diverse dimensioni, in modo tale che possano anche essere usati come collane: il loro compito è svelare la vera Venezia e i suoi posti più caratteristici ma meno conosciuti e presi in considerazione.

Questa riscoperta di Venezia, questa volontà di farla amare per preservarla, dunque, ha reso necessario per Michela Bortolozzi l’aiuto di diverse personalità e professioni. Per questo ha creato una rete di collaborazione tra tutto il tessuto veneziano: le basi delle candele sono state create, ad esempio, con il coinvolgimento degli artigiani remeri (che realizzano remi e forcole), recuperando il legno di scarto dalla loro lavorazione. Da due anni, inoltre, sono state coinvolte nel progetto le detenute del carcere femminile in Giudecca, cosa che fornisce un valore aggiunto ai prodotti: acquistandoli si sostiene una realtà locale e sociale.

Ma questa volontà di collaborazione esce anche dallo stesso mondo veneziano, per spingersi anche all’estero. Il progetto, infatti, si è esteso fino al Marocco, portando a Venezia degli orecchini e collane che riprendono una tecnica artigianale usata per le lampade: in tal modo possono essere conosciute e integrate tecniche e conoscenze di un tessuto anche lontano.

È chiaro che la formazione di reti di artigiani è ciò che sta alla base del progetto, per creare fili connettori che trasportino l’idea dell’importanza del fatto a mano, del prodotto unico che porta un valore irripetibile, trasmesso da chi produce a chi compra.

In tal modo si ripristina il concetto di souvenir vero e proprio: oggetti, cioè, che portano conoscenza e consapevolezza a chi è disposto ad acquistarli. Un oggetto singolo, con la sua storia e la sua genesi, per l’acquirente può diventare come un libro aperto di storia, con la s minuscola, fatta non solo di eventi, ma di persone e personalità. A questo punto possiamo comprendere quello che è il motto dato al progetto da Michela Bortolozzi: “Wherever you are, feel like a local”.

Sito web:

Relight Venice
Relight Venice is all about slow tourism and sustainable design - made in Venice by Michela Bortolozzi. Eco candles, earrings, brooches, and more, inspired by elements of Venetian architecture…

Pagina Instagram:

https://www.instagram.com/relightvenice?igsh=MXVleGlwYTNhY2g0ZA==