Recensione: Spezzaferri e il timbro dei "Sei personaggi in cerca di autore"

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Recensione: Spezzaferri e il timbro dei "Sei personaggi in cerca di autore"

Napoli. 24 e il 25 aprile 2024. "Sei personaggi in cerca d’autore". Li abbiamo visti nel cuore dei Quartieri Spagnoli nello storico Teatro Nuovo. Quasi un gioco di parole, che ben prepara alla visione di un capolavoro reso attuale nella sua potenza.


È Paolo Spezzaferri a rielaborare e dirigere la produzione firmata “Gli Ipocriti Melina Balsamo”. Tanti i giovani in platea pronti ad assistere alla poesia di un classico del repertorio teatrale, ma anche ai tormenti carnali, morali, letterali, che dalla tumultuosa prima rappresentazione al Valle di Roma del 1921, non si sono mai estinti.
La scena si apre nel bel mezzo di una prova di “Filumena Marturano”. Ci piace subito. Siamo inghiottiti dal gioco meta teatrale, tenendo alta l’attenzione come se non conoscessimo ciò che vedremo. Del resto sul palco con il regista c’è un cast di tutto rispetto: Tina Femiano, Marilia Testa, Luca Lombardi, Francesco Savastano, Pietro Juliano, Luigi Esposito, Germana Di Marino, Francesca Fedeli, Peppe Carosella e Guglielmo Capasso. Il dramma di Pirandello, punta di diamante del teatro del Novecento, è testo pregno di sofismi, da cui Spezzaferri estrae il senso profondo dell’umanità pirandelliana.

Privi di nostalgie pateticamente classicheggianti, i personaggi sono delineati nel pieno della loro forza espressiva, giocando sul contrasto tra attori contemporanei e sentimenti eterni. Funziona molto il doppio piano di una recitazione naturale e visioni che oltrepassano una collettività viva nella sua propria angoscia; reso attuale anche nei tempi di rappresentazione, lo spettacolo rivela come passioni antiche possano diventare verità presenti pur nella loro immobilità.
Sarà che in fondo portiamo, tutti, il timbro da personaggi irrisolti alla ricerca di una "Commedia da fare".
“Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere.”

                                                                                    Anita Laudando