Napoli. Dal 15 al 25 febbraio 2024, al Teatro San Ferdinando, con la regia di Lluis Pasqual è in scena “Nozze di sangue”. “Bodas de Sangre” è tragedia in prosa e in versi con canzoni, scritta da Federico Garcia Lorca nel 1933 a seguito di alcuni fatti della cronaca del tempo. In Italia è stata trasmessa con successo in Radio negli anni’60 con voci d’eccezione tra cui Lina Volonghi e Valeria Moriconi. Il regista spagnolo, fonde i tre atti originari in una trasposizione ad atto unico vivo di “Palos” a suon di “Palmas”. Lorca è Flamenco e questo Lluis Pasqual lo sa bene. Fanno eco all’azione sulla scena i ritmi del cuore e le proiezioni melodiche di un dramma ancestrale riadattato per la passionalità propria di Lina Sastri. Nel doppio ruolo di madre distrutta per la perdita del figlio e di giovane sposa combattuta che decide di fuggire con il suo antico amore, la Sastri apre lo spettacolo come se fosse uscita dal ventre della terra. Il climax è già centrato su un volume interiore altissimo, un sipario aperto nel bel mezzo della disgrazia. Se ne resta imprigionati.
La sua bravura è accerchiata e supportata da una rete ben salda, dove tutto è funzionale. Prodotto dal Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Palermo, l’intero cast è fondamentale al cerchio di bellezza a cui abbiamo assistito: Giacinto Palmarini è Leonardo, Giovanni Arezzo lo sposo, Roberta Amato la sposa di Leonardo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Floriana Patti, Gaia Lo Vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio La Pira. Una acconciatura bianca tra i capelli, un paio di orecchini o un semplice sguardo, incidono sul tempo del racconto e sull’intensità della protagonista, anzi dei protagonisti tutti. Tecniche di flashforward e flashback, rendono la rappresentazione intrecciata ma attuale. Tra chitarre e percussioni di Riccardo Garcia Rubì, Carmine Nobile, Gabriele Gagliarini e le coreografie di Nuria Castejon, assistiamo ad un boato di prospettive ed istantanee di un passato mai passato. Sentiamo tutto. Il regista degli spazi utopici, ci immerge in un dipinto e gli dà vita. Le scene di Marta Crisolini Malatesta prevedono un doppio piano, un gran portone, delle sedie mai disposte a caso e un avamposto di sabbia che fotografa e preannuncia la fuga dei due amanti, ma assicura anche uno spazio interiore metaforico in cui i ritmi del racconto ci sorprendono pur conoscendone la trama. Tra i costumi di Franca Squarciapino e le luci di Pascal Merat, le voci del coro abbracciano e contengono le radici dell’Andalusia del massimo esponente dell’“Edad de la plata” della letteratura spagnola.
Se, come dice Fabrizio Cruciani, “il teatro è il luogo in cui si definisce l’essere attraverso l’azione”, la nostra artista partenopea è ontologia del sentimento. “Nozze di sangue” di Lluis Pasqual trasuda poesia, snoda carne e nervi, varca confini emotivi.
“Han fatto bene a fuggire, si stavano ingannando l’un l’altra e alla fine il sangue l’ha spuntata, il sangue, bisogna seguire il camino che dice il sangue, il sangue che vede la luce la terra se lo beve, meglio essere morto dissanguato che vivere con il sangue fracido. Tacete.” Anita Laudando fonte: Pressagency agenzia stampa quotidiana nazionaleNapoli. Dal 15 al 25 febbraio 2024, al Teatro San Ferdinando, con la regia di Lluis Pasqual è in scena “Nozze di sangue”. “Bodas de Sangre” è tragedia in prosa e in versi con canzoni, scritta da Federico Garcia Lorca nel 1933 a seguito di alcuni fatti della cronaca del tempo. In Italia è stata trasmessa con successo in Radio negli anni’60 con voci d’eccezione tra cui Lina Volonghi e Valeria Moriconi. Il regista spagnolo, fonde i tre atti originari in una trasposizione ad atto unico vivo di “Palos” a suon di “Palmas”. Lorca è Flamenco e questo Lluis Pasqual lo sa bene. Fanno eco all’azione sulla scena i ritmi del cuore e le proiezioni melodiche di un dramma ancestrale riadattato per la passionalità propria di Lina Sastri. Nel doppio ruolo di madre distrutta per la perdita del figlio e di giovane sposa combattuta che decide di fuggire con il suo antico amore, la Sastri apre lo spettacolo come se fosse uscita dal ventre della terra. Il climax è già centrato su un volume interiore altissimo, un sipario aperto nel bel mezzo della disgrazia. Se ne resta imprigionati. La sua bravura è accerchiata e supportata da una rete ben salda, dove tutto è funzionale. Prodotto dal Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Palermo, l’intero cast è fondamentale al cerchio di bellezza a cui abbiamo assistito: Giacinto Palmarini è Leonardo, Giovanni Arezzo lo sposo, Roberta Amato la sposa di Leonardo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Floriana Patti, Gaia Lo Vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio La Pira. Una acconciatura bianca tra i capelli, un paio di orecchini o un semplice sguardo, incidono sul tempo del racconto e sull’intensità della protagonista, anzi dei protagonisti tutti. Tecniche di flashforward e flashback, rendono la rappresentazione intrecciata ma attuale. Tra chitarre e percussioni di Riccardo Garcia Rubì, Carmine Nobile, Gabriele Gagliarini e le coreografie di Nuria Castejon, assistiamo ad un boato di prospettive ed istantanee di un passato mai passato. Sentiamo tutto. Il regista degli spazi utopici, ci immerge in un dipinto e gli dà vita. Le scene di Marta Crisolini Malatesta prevedono un doppio piano, un gran portone, delle sedie mai disposte a caso e un avamposto di sabbia che fotografa e preannuncia la fuga dei due amanti, ma assicura anche uno spazio interiore metaforico in cui i ritmi del racconto ci sorprendono pur conoscendone la trama. Tra i costumi di Franca Squarciapino e le luci di Pascal Merat, le voci del coro abbracciano e contengono le radici dell’Andalusia del massimo esponente dell’“Edad de la plata” della letteratura spagnola.
Se, come dice Fabrizio Cruciani, “il teatro è il luogo in cui si definisce l’essere attraverso l’azione”, la nostra artista partenopea è ontologia del sentimento. “Nozze di sangue” di Lluis Pasqual trasuda poesia, snoda carne e nervi, varca confini emotivi.
“Han fatto bene a fuggire, si stavano ingannando l’un l’altra e alla fine il sangue l’ha spuntata, il sangue, bisogna seguire il camino che dice il sangue, il sangue che vede la luce la terra se lo beve, meglio essere morto dissanguato che vivere con il sangue fracido. Tacete.”
corrispondente da Napoli Anita Laudando
fonte: Pressagency agenzia stampa quotidiana nazionale