Il film comincia con Maria Antonietta portata sul patibolo, dove la aspetta la ghigliottina, mentre la plebe inferocita e gaudente aspetta di assistere alla sua fine, con la bava alla bocca. Napoleone Bonaparte (un imbalsamato Joaquin Phoenix), ancora anonimo ufficiale di basso rango delle truppe rivoluzionarie, assiste dimessamente alla scena, con volto inespressivo.
Lo so, è un falso storico grande come un dirigibile da crociera. Ma può starci. In fondo parliamo di un film, un prodotto di finzione, che magari nelle scene successive ci regalerà però la personale visione di un grande personaggio storico da parte di una grande regista.
Quindi procedo con la visione, ancora entusiasta. Assisto al primo significativo avanzamento di carriera del buon vecchio Nap, che con una manovra improvvisata e audace riesce a liberare il porto di Tolone dalle truppe e dalla flotta britanniche. Niente male.
In fondo i trailer lasciavano presagire epiche scene di battaglia. Mi sento rincuorato. Grande Ridley Scott. Se ne sbatte dell’aderenza alla storia, ma chissenefrega. Anzi, meglio. Il film sembra funzionare. E anche bene.
Dopo la caduta di Robespierre, Nap comincia quindi a cannoneggiare i realisti, massacrando i civili a cannonate. Si sa, l’acquisizione del potere richiede una sana dose di voltagabbanesimo. Molti grandi della storia hanno tradito gli ideali dai quali erano partiti per farsi i santi affaracci loro, in nome dell’ideale di turno. E il buon vecchio Nap non è di certo un eccezione alla regola. Bene. Andiamo avanti.
In una festa il nostro bravo protagonista, sempre inespressivo sotto il suo eterno petit chapeaux, vede per la prima volta la bellissima Giuseppina da Beauharnais (interpretata da una splendida Vanessa Kirby). Rimane subito stregato.
Bene. Ci sta. Adesso arriveranno i prossimi eventi storici, penso, le prossime battaglie, Ridley Scott scaverà nell’animo del grande condottiero, regalandomi punti di vista inaspettati sulla sua vita e sul complesso periodo storico del quale è stato indiscusso protagonista.
Ma le cose non vanno in questo modo. Per nulla. Perché una buona metà abbondante del racconto si dilunga sulle vicende matrimoniali tra Nap e Giuseppina, perdendosi tra amplessi animaleschi, bisticciate da telenovela sudamericana di infimo livello, inutili monologhi interiori autoreferenziali dei due amanti, e resoconti epistolari di rara efficacia soporifera.
Non mancano divagazioni sui tradimenti di Giuseppina, che si diletta con chi capita in assenza del buon vecchio Nap, trombando anche con lo Zar di Russia, tanto per non farsi mancare niente.
In compenso arriva la tanto attesa personale visione di un grande personaggio storico da parte di una grande regista.
Napoleon: il definitivo tramonto di un grande regista
Secondo Ridley Scott – o chi per lui – Napoleone era un maschio immaturo, succube della madre, sessualmente insicuro, tanto da doversi aiutare con un paio di grappini prima di affrontare il talamo di riserva, dove lo attendeva una giovane ragazza, procurata dalla di lui genitrice, che si era premurata di verificare la capacità del figlio di generare eredi imperiali, visto che Giuseppina non voleva saperne di rimanere incinta.
Il tutto raccontato in modalità telenovela soporifera, peraltro girata in interni, tanto per aiutare l’assopimento dell’eroico spettatore.
Ovviamente Ridley Scott ha pieno diritto di pensare quello che meglio crede del buon vecchio Nap, ci mancherebbe altro, ma almeno che lo racconti in modo godibile. Invece nisba.
Il racconto procede lento e incerto, mostrandoci un Napoleone fondamentalmente passivo, più vittima delle circostanze che protagonista di una delle più grandi e controverse avventure della storia contemporanea. Grande condottiero per scelta del Destino, piuttosto che per abilità personale.
Fino all’epitaffio nell’isola di Sant’Elena, dove muore dimenticato da tutti, ma con Giuseppina – nel frattempo morta di difterite – sempre al centro dei suoi pensieri, assieme all’esercito e alla Francia.
Nel complesso un film lento, slegato, con un inutile Joaquin Phoenix sempre inespressivo, sorretto da una storia debolissima, degna di un rotocalco per pensionanti in ospizio, che glissa sulle vicende militari e politiche del tempo, concentrandosi invece sui trascorsi sentimentali – ma forse bisognerebbe dire sessuali – del buon vecchio Nap e della sua presunta Musa, Giuseppina.
Se magari Ridley Scott avesse scelto di spingersi agli estremi, amplificando l’aspetto meramente fisico tra i due protagonisti con una trashata alla Russ Mayer, magari ci sarebbe potuti anche divertire. Forse.
Invece (ovviamente) no. Tutto rimane nel perimetro dell’inutile politicamente corretto, con il maschio ridotto al ruolo di patetica figura passiva complessata, guidato dalle donne a lui vicine, madri, mogli o amanti che siano, anche quando si parla di uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi. Mah.
Caro Ridley Scott, mi hai fatto sognare con pellicole meravigliose, ma forse anche per te è giunto il momento di ritirarti nella tua Sant’Elena, ovunque si trovi e chiunque sia la tua Giuseppina.
Visione assolutamente sconsigliata, a meno che non si soffra di insonnia.