1985. Los Angeles. Maxine Minx (Mia Goth) è una attrice porno che vuole sfondare a Hollywood e lasciarsi alle spalle una vita difficile. Riesce a superare il provino per il ruolo di protagonista per il film horror The Puritan II, diretto dalla regista indipendente Elizabeth Bender (Elizabeth Dibicki).
Nella città si muove un feroce serial killer, Night Stalker, e Maxine si trova ben presto a essere riccatata da un misterioso personaggio vestito di nero, che le sguinzaglia dietro un bieco investicatore privato, John Labat (Kevin Bacon).
Nel frattempo le persone che vivono nell’ambiente in cui si muove la protagonista cominciano a venire massacrate, e lei si ritrova ben presto alle calcagna anche la polizia, che vuole acchiappare il serial killer.
Ma Maxine è ben determinata a raggiungere i suoi obiettivi…
Maxxxine: un film decisamente intrigante che trasuda l’atmosfrea degli anni ottanta
Il film comincia con una citazione di Bette Davis: “In questa professione, finché non sei conosciuto come un mostro non sei una star”. Un’azzeccata anticipazione dei contenuti della storia che sta per dipanarsi davanti allo spettatore.
Il mondo di Hollywood è una realtà spietata, e per raggiungere il successo non bisogna guardare in faccia a nessuno. Maxine lo sa bene, e si comporta di conseguenza.
Indurita dalle esperienze vissute nel suo oscuro passato (molto meno oscuro per chi ha visto X: A Sexy Horror Story e Pearl, i due film che hanno preceduto Maxxxine, che è l’ultimo capitolo di una triologia che ha lanciato sia il regista Ti West che l’attrice Mia Goth), la giovane protagonista va avanti per la sua strada senza guardare in faccia nessuno, nonostante i pericoli che pullulano nel suo ambiente.
Il suo tempo è diviso tra locali a luci rosse e set di film pornografici, un mondo nel quale si muovono pervertiti, assassini, psicopatici, detective degenerati, predicatori cristiani invasati e chi più ne ha più ne metta.
I pochi amici che ha, ma forse bisognere dire temporanei compagni di viaggio, hanno la tendenza a finire prematuramente all’obitorio, dove in genere giungono in condizioni raccapriccianti.
Uno dei pregi migliori del film è l’ambientazione negli anni ottanta reaganiani, curata nei minimi dettagli, resa ancora più accattivante da una fotografia sgranata.
La storia è molto ben congegnata, anche se forse il finale tende a sbrodolare un po’ troppo in una tarantinata trash abbastanza telefonata, che interrompe la magia di una narrazione che rimane imprevedibile e accattivante per la maggior parte del racconto.
Mia Goth è la regina assoluta del film, sempre nella parte del suo personaggio sopra le righe, che per raggiungere l’agognato successo deve prima fare i conti (anche) con il suo passato.
Il suo contraltare è la regista Elizabeth Bender, una intellettuale che vuole realizzare un film indipendente, utilizzando il cinema horror per parlare al pubblico, e per questo sceglie Maxine, che non si risparmia di certo per raggiungere l’obiettivo.
Maxxxine è un film intrinsecamente metacinematografico, che paradossalmente rischia di lanciare nell’empireo del mainstream sia Ti West che Mia Goth, permettendo quindi all’attrice di realizzare nel mondo reale quello che la protagonista da lei impersonata riesce a fare negli anni ottanta rappresentati in questa pellicola.
Magie del cinema...