Ca’Foscari ospita a CFZ (Cultura Flow Zone) fino al 28 febbraio una mostra dal titolo Marco Polo e il monumento che non c'è, che si pone come ricostruzione della storia del monumento celebrativo per Marco Polo che non venne mai realizzato, con una minuziosa riproduzione dello stesso in 3D realizzata da FabLab Venezia (https://www.fablabvenezia.org/) partendo dal disegno di Luigi Ferrari.
La mostra è a cura di Tiziana Plebani che si è posta l’obbiettivo di ricostruire e portare alla luce la storia, ormai quasi dimenticata, di questo monumento.
La domanda che è sorta alla curatrice, come nasce anche a noi, è comprensibile: come è possibile che il tanto citato Marco Polo non abbia ricevuto alcun tipo di celebrazione materiale nella sua stessa città di provenienza? La mostra risponde a questo quesito attraverso una serie di pannelli esplicativi che mettono in luce le difficoltà legate alla riemersione di questa affascinante figura.
Effettivamente, spiega la curatrice, se è vero che dalla dettatura dell’opera in francese a Rustichello da Pisa, il futuro Milione avrà fortuna soprattutto per le sue parti aneddotiche e leggendarie, con l’arrivo della dinastia Ming in Cina e con la conseguente chiusura dei confini anche ai mercanti, l’intera descrizione del viaggio venne presa come immaginaria, poiché non ripetibile di fatto.
Marco Polo e la sua opera caddero così nell’oblio fino a che, tra Settecento e Ottocento, iniziò a essere riconsiderata per due ragioni principali e collegate.
In primis ricominciarono i viaggi in oriente e soprattutto in Cina, che aveva incominciato a riaprirsi ai traffici commerciali. William Marsden in particolare si recò spesso in Asia a seguito della Compagnia delle Indie Orientali e redasse The Travels of Marco Polo nel 1818, una traduzione dell’opera accompagnata da commenti, che ne voleva dimostrare la veridicità e fondatezza. Poco dopo l’Accademia della Crusca appoggiò l’uscita dell’opera sotto il nome di Milione, in una veste ovviamente toscanizzata.
Ma la statua mai realizzata si sarebbe posta come diretta conseguenza di quei Congressi degli Scienziati che nella prima metà dell’Ottocento stavano prendendo piede anche in Italia (il primo si tenne a Pisa nel 1839). Per ogni Congresso venivano realizzate una moneta e una statua dedicata a un personaggio scelto per l’occasione, che in tal modo veniva celebrato (per Pisa l’onore spettò a Galileo).
Così, nel momento in cui si pensò di tenere il Congresso a Venezia, intorno al 1845, non poterono che prendere in considerazione Marco Polo. Inizia qui la storia che ci riguarda. La realizzazione della statua fu affidata a Luigi Ferrari, il quale era noto provenisse da una famiglia di scultori. Il disegno di Luigi Ferrari, preso come modello per la ricostruzione in 3D, mostra una statua che doveva essere in bronzo con un piedistallo in marmo, raffigurante Marco Polo con un timone e una carta nautica (anche se il viaggio fu svolto prevalentemente via terra) con decorazioni di draghi (in riferimento alla Cina) e leoni (in riferimento a Venezia).
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Il volto, quello di un uomo maturo con la barba, fa riferimento secondo la curatrice più a una concezione classica di saggezza che alla realtà vera e propria, poiché Marco Polo alla sua partenza era ancora giovane. Per quanto riguarda l’abbigliamento, Tiziana Plebani propone una somiglianza col Giovanni Caboto di Menescardi, raffigurato a Palazzo Ducale nella Sala dello Scudo.
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Disegnata la statua, si iniziò a pensare alla sua collocazione. Si arrivò a proporre San Lorenzo, dove si diceva fosse stato sepolto Marco Polo con la sua famiglia (non essendoci più gli altri luoghi legati alla famiglia). L’idea, che poi fu abbandonata, era legata alla volontà di disseppellire il corpo di Marco Polo, dando al monumento una vocazione funeraria.
Ma, essendo che Venezia si trovava al tempo sotto la dominazione austriaca, gli austriaci vedevano di cattivo occhio l’erezione di tale monumento, temendo che, dando l’approvazione, avrebbero contribuito alla materiale celebrazione della libertà veneziana. Così non lo diedero.
Il Congresso si tenne infine con una sola rappresentazione numismatica di Marco Polo.
Passarono poi gli anni violenti della ribellione di Venezia e della sua nuova sottomissione nel 1849, per arrivare alla concessione in denaro dell’imperatore Francesco Giuseppe per la realizzazione del monumento come dono imperiale (sempre affidato al Ferrari e da collocare in Campo Santo Stefano), opera che non fu però comunque realizzata e i soldi furono utilizzati per il restauro del Fondaco dei Turchi nel 1862.
Ma i tempi ormai erano cambiati, e le esigenze con essi. Il monumento fu condannato all’oblio per la terza volta: proprio in Campo Santo Stefano fu inaugurata nel 1882 la statua di Nicolò Tommaseo di Francesco Barzaghi.
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Paradossalmente l’assenza di monumenti a Marco Polo nella sua città natale è compensata dalla loro presenza nei luoghi del suo cammino: molte città dell’Asia hanno raffigurato il mercante nei modi più diversi e originali.
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Questa è la storia di una statua voluta e non voluta, progettata e non realizzata, di cui ancora oggi sentiamo forse la necessità e la mancanza. Il catalogo della mostra riporta alla fine un dialogo fittizio tra la statua di Marco Polo e la sua usurpatrice, quella di Nicolò Tommaseo, redatto dalla curatrice, patrocinato dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e rappresentato l’8 e il 27 gennaio 2024, per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, di cui la mostra è la consapevole chiusura.
Una chiusura che però lascia aperta una possibilità. Marco Polo-statua nel dialogo inizia il a parlare lamentandosi dell'oblio di cui è vittima:
“Proprio a mi che qui nella mia città non go niente, né tomba, sepolcro, lapide, casa”.
Conclude, in accordo con Tommaseo, proponendo una soluzione:
“ […] Xe vero, ghe podaressimo star ben comodi tutti e do qua in campo San Stefano e finalmente padaria aver el me ricordo pubblico, come me merito. Deme la man, Tommaseo, e pace sia, per amor de Venezia”.
Forse, per amore di Venezia e di Marco Polo, la realizzazione del monumento potrebbe porsi come lieto fine di una storia iniziata secoli fa. Forse, lo stesso Marco Polo-statua, rivolgendosi al pubblico alla fine del dialogo, vuole porsi come prima e unica testimonianza materiale della grande figura veneziana che rappresenta.
“E vualtri cosa diseu?” ci chiede Marco Polo, nella speranza di una risposta concreta.
Orari:
La mostra sarà aperta dal 5 al 28 febbraio 2025.
Lun > sab, 10.00 - 18.00 / dom, 15.00 - 18.00.
Per informazioni: [email protected]
Ingresso libero.
Visite guidate:
Visite guidate a cura di Tiziana Plebani (curatrice) nei seguenti giorni:
sabato 8/15/22 febbraio alle ore 11.00
giovedì 6/13/20 febbraio alle ore 16.00