L’Ultima Notte di Amore: la recensione del film di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino

Un ottimo poliziesco tutto italiano che emoziona e fa pensare, confezionato benissimo e ottimamente recitato. Grandissimo Pierfrancesco Favino.

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L’Ultima Notte di Amore: la recensione del film di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino

Di Stefano ci porta dentro la storia a partire dai titoli di testa, con una coinvolgente veduta aerea di Milano che si avvicina gradualmente al palazzo che ospita l’appartamento del commissario Franco Amore (interpretato da un bravissimo Pierfrancesco Favino), un ispettore di polizia arrivato al suo ultimo giorno di servizio.

La sua compagna gli ha organizzato una festa a sorpresa a casa sua. Amici, colleghi e parenti sono in trepida attesa, pronti a fare baldoria al suo rientro. Gli ospiti hanno già cominciato a divertirsi, in attesa che Franco rientri dalla corsetta serale. Un paio di efficaci piani sequenza seguono la sua compagna mentre intrattiene gli invitati. L’atmosfera è elettrica.

Finalmente Franco arriva.  È visibilmente emozionato, scrosciano gli applausi. Squilla il telefono.  È successo qualcosa, deve andare… ovviamente le cose non sono come sembrano.

Pierfrancesco Favino in L’Ultima Notte di Amore

L’Ultima Notte di Amore: un ottimo thriller urbano con un grande Pierfrancesco Favino

Di Stefano mette in scena delle forze dell’ordine non proprio adamantine. Alcuni sono corrotti nel senso più ampio del termine, altri mantengono comportamenti ambigui, sul filo della legalità, per concedersi piccoli lussi che il magro stipendio di dipendente pubblico non permetterebbe.

Franco è uno di questi personaggi ambigui. Da un lato si vanta di non avere mai sparato un colpo di pistola in 35 anni di onorata carriera, dall’altro non rinuncia a scorrazzare nella città accompagnando un suo parente calabrese, che traffica con orologi di alto valore e dubbia provenienza.

Il meccanismo narrativo si mette in moto quando entra in scena la mafia cinese, della quale ci vengono mostrate due generazioni in competizione tra loro, che dà origine a una cascata di eventi che sconvolgeranno la vita di Franco, dei suoi colleghi e della sua famiglia.

Di Stefano è molto abile a usare flashback e flashforward, creando un incastro veramente coinvolgente, alternando efficaci scene di azione a momenti più tranquilli, però sempre carichi di tensione, accompagnati da un ottima colonna sonora.

Sullo sfondo rimane una splendida Milano prevalentemente notturna, nella quale si muovono mille personaggi, tutti alla fin fine in cerca di denaro e successo, ma con una diversificata propensione al crimine.

Anche Viviana (Linda Caridi), la compagna calabrese di Franco, non è per nulla indifferente al fascino del denaro facile, che deriva dalle attività non proprio trasparenti dei suoi parenti, e si guarda bene dal tenere sulla retta via l’ispettore.

Di Stefano mantiene uno sguardo neutro sulle vicende dei molti personaggi che si muovono sulla scena, permettendo una certa empatia nei confronti della maggior parte di loro, in sostanza poveri esseri umani che si barcamenano in un mondo dove sopravvivere non è facile.

Personaggi in definitiva solitari, che si muovono in una Milano indifferente e caotica, alla ricerca di un difficile equilibrio tra etica e necessità di sbarcare il lunario.

Un dilemma bene incarnato dal personaggio dell’ispettore Franco Amore, che si trova impantanato in un gioco più grande di lui, ma che nonostante tutto decide di giocare tutte le sue carte per difendere sé stesso e i suoi cari.

In definitiva un gran bel thriller urbano, confezionato benissimo e ottimamente recitato. Da gustare. Al cinema.