Quante sono le cose per cui vale la pena vivere. Sono tante, anzi tantissime: la lista arriva fino ad un milione. Almeno quella che Filippo Nigro snocciola, con l’aiuto di tanti lettori spettatori, in Every brilliant thing (le cose per cui vale la pena vivere) andato in scena al Palamostre per Teatro Contatto.
Partendo dal testo di Duncan Macmillan la versione italiana è stata tradotta da Michele Panella e vede la regia congiunta di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro che poi è anche in scena. Si tratta di una co-produzione CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG e Sardegna Teatro.
Il tema affrontato è quello della depressione. Un modo di tenerla lontana è proprio quello di distrarsi con le cose belle, le cose che fanno stare bene giovani e meno giovani. Cose semplici come un gelato o il sole, “simpatiche” come la gente che cade, raffinate come l’acuto di una canzone blues o jazz.
L’elenco di cose è lunghissimo ed è lo stesso ogni sera. Ma è uno spettacolo da una sera all’altra cambia perché cambiano alcuni dei protagonisti, scelti in mezzo al pubblico in modo casuale ma non troppo, che danno al copione quel tocco di improvvisazione che rende insolita e particolare la performance degli artisti.
E se in partenza avessimo raccolto qualche informazione in meno sul testo originale, avremmo potuto pensare di trovarci di fronte a una storia autobiografica, tanto bene si cala nella parte il magnifico Filippo Nigro, perfetto per un copione che sembra fatto su misura per lui. Emozionante come l’incertezza che precede la partenza del disco in vinile, il fruscio della puntina appoggiata sul piatto che, nell’odierna era digitale, non ci capita più di ascoltare.