Con la regia di Thomas Ostermeier e la drammaturgia di Marius von Mayenburg, "Hamlet" di William Shakespeare, conquista il pubblico di tutta Italia accorso al Teatro Bellini di Napoli dal 12 al 15 dicembre 2024.
Jan Kott in “Shakespeare nostro contemporaneo” sostenne che Amleto è come una spugna: “Basta non utilizzarlo e non rappresentarlo come un pezzo da museo, perché assorba immediatamente tutta la nostra contemporaneità”.
Così è stato per l’Hamlet del tedesco Ostermeier, che abbiamo avuto l’onore di avere in città con quattro giorni di tutto esaurito, in quanto unica tappa nazionale, dopo il 2011, in cui era stato alla Biennale di Venezia per aver vinto il Leone d’oro in occasione alla 41° Festival Internazionale del Teatro. L’allestimento è stato presentato in lingua tedesca, con traduzione sovraesposta in inglese e italiano. Quasi tre ore di pura bellezza, in cui la parola non ha importanza, poiché è tale la forza degli attori che la storia si dispiega senza fratture cognitive. Lars Eininger è un Amleto che trasuda muscoli, pancia e presenza. Protagonista e performer che, con capriole nell’esistenza, conquista, attraverso il delitto, il rovescio della sua corona di ferro. Tragedia e delirio cosciente verso se stesso, verso il pubblico impregnato di stupore per il più famoso dramma shakespeariano. Lo spettacolo gioca con la pazzia e l’isteria della società intera, attraverso la storia del principe di Danimarca il cui dolore per la perdita del padre lo trasforma in “un cuore con le fibra d’acciaio che diventa debole come un muscolo di neonato”.
Lo spazio scenico dinamico e profondo si avvale di un banchetto di nozze e una pedana riempita di terra. La terra e il suo fango. Luogo di sepoltura del Re assassinato, viene respirata, mangiata, sputata, annaffiata, in una sorta di clownerie della morte. Hamlet vivo del dramma spirituale “To be, or not to be, that is the question” è sempre Dasein Sollen (filosoficamente esserci nel presente) ma con la distanza della finzione e dell’ironia. Gli attori usano terriccio e acqua come elementi predominanti per chiudere il cerchio fra Amleto e Ofelia, i due simboli di Eros e Thanatos che schizzano sangue e colpi di luce. Judith Rosmair è Gertrude ed Ofelia. Un paio di occhiali da sole e una parrucca le vestono e le svestono l’anima, si potrebbe giurare che sono due persone.
L’ Hamlet di Ostermeier gira il mondo da 16 anni, usando la corte danese per denunciare la corruzione di ogni sistema politico: “Se la Danimarca è una prigione è colpa della tua ambizione!”, nessuna ipocrisia, ogni trucco è svelato, dalla scena mobile alle pistole a salve. Eppure nessuna finzione è stata tale fino in fondo. Il duello, ad esempio, aveva regole vere e spade taglienti, oppure veleni veri e cadute simulate? I video di Sebastian Dupouey, l’assenza totale della quarta parete, la libertà che lo Schaubühne di Berlino ha restituito ad un testo conosciuto in tutto il mondo, ha permesso di riscriverlo in chiave contemporanea. Ne usciamo s-velati, scrutati, dall’ energia universale di attori che come tali “non sono capaci di tenere i segreti”.
William Shakespeare
regia: Thomas Ostermeier
con: Urs Jucker (Claudius, fantasma), Lars Eidinger (Hamlet), Judith Rosmair (Gertrud, Ophelia), Robert Beyer (Polonius, Osric), Sebastian Schwarz (Horatio, Guildenstern), Stefan Stern (Laertes, Rosencrantz)
scene: Jan Pappelbaum
costumi: NinaWetzel
musica: Nils Ostendorf
traduzione e drammaturgia: Marius von Mayenburg
video: Sebastien Dupouey
luci: Erich Schneider
produzione: Schaubühne Berlin
in coproduzione con: Hellenic Festival Atene e Festival d’Avignon
durata: 2h 50′
Corrispondente Anita Laudando
Fonte: Pressageny.it