I francescani, giunti a Venezia intorno al 1220, ricevettero circa un decennio dopo dei terreni per costruirvi una chiesetta e un convento. Siccome il complesso risultava inadeguato alle esigenze crescenti, il cardinale Ottaviano Ubaldini nel 1250 pose la prima pietra per una nuova chiesa, dedicata a Santa Maria Gloriosa. La Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari fu edificata intorno al 1330, per accogliere il flusso crescente di fedeli. Venne consacrata nel 1492 e ancora oggi rimane uno dei complessi religiosi più importanti a Venezia e uno dei più ricordati complessi francescani in Italia.
La chiesa nel tempo divenne uno scrigno di opere d'arte, ma una in particolare ormai ne è parte indissolubile da secoli: l'Assunta di Tiziano.
La devozione mariana appartiene da sempre alla sensibilità dei francescani, che sostenevano l'immacolata concezione, ovvero una Vergine il cui corpo è un tempio sacro, non corrotto dal peccato, cosa che li opponeva ai gesuiti. L'immacolata concezione divenne dogma solo nell'Ottocento.
L'opera venne commissionata forse dal priore dei Frari Germano da Casale al giovane Tiziano intorno al 1516, non a caso dopo la morte di Giovanni Bellini, iniziando a sancire il passaggio di consegna del titolo di pittore della Serenissima. Venne offerta al pubblico il 19 maggio 1518. Marin Sanudo, cronachista del tempo, racconta come l'opera fosse stata collocata in una grande cornice marmorea voluta da Germano da Casale stesso. Diverse furono le reazioni all'innovatività del pittore, tanto che molti non la apprezzarono da subito. Lo sconcerto provocato dalla pala d'altare viene raccontato da Ludovico Dolce nel Dialogo della Pittura, dove però si sposta dalle critiche per prendere le difese di Tiziano. Il dibattito suscitato dall'Assunta andò avanti per secoli, ma molti furono letterati e studiosi che non mancarono di far assurgere la pala a capolavoro del Rinascimento Europeo.
Comunque sia, la pala portò la fama di Tiziano fuori dai confini della Serenissima, attirando le prime commissioni da Ferrara e da Mantova.
Nonostante i pericoli affrontati, dalla fuga da Napoleone ai bombardamenti dei conflitti mondiali, l'opera appare ancora nel contesto per cui fu pensata. Di recente è stata oggetto di un restauro durato quattro anni e conclusosi nel 2022.
L'Assunta
L'opera presenta una scena dinamica, messa in risalto dall'uso sapiente del colore ricco e uniforme, che ha ormai lasciato le assonanze tonali di Giorgione. I personaggi che vediamo sono disposti in registri diversi e tutti intenti in un movimento frenetico che accompagna l'ascensione di Maria verso Dio Padre. Gli apostoli dunque, lungi dal limitarsi a una contemplazione ascetica, sembrano discutere animatamente su ciò che accade, tendando quasi di raggiungere e toccare la Vergine, (basti concentrarsi sull'apostolo vestito di rosso che sembra quasi sfiorare le nuvole con la mano tesa). Su una pietra invece sta seduto San Pietro, sottolineando il ruolo di Maria come mater ecclesiae. Su questa stessa pietra troviamo, inoltre, la firma di Tiziano.
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Le nuvole e i putti che apparentemente dividono la scena terrena da quella ultraterrena sostengono Maria, ascesa con il corpo in quanto non toccata dal peccato originale. Non a caso in questa rappresentazione troviamo un personaggio tra gli astanti che guarda verso il basso, a indicare lo stupore dovuto alla mancanza del corpo morto in terra. Ogni riferimento alla morte fisica infatti è stato omesso, come prova e conseguenza di una Vergine, appunto, immacolata.
La parte dedicata all'ascensione è descritta da una luce dorata e la Vergine, con le mani verso Dio Padre, contribuisce col corpo al movimento ascensionale. La schiera di putti e nuvole completa l'arco della cornice soprastante del dipinto, formando un cerchio al cui centro, non a caso, vi è la testa della Vergine.
Se di fatto questo escamotage ha una funzione concettuale, non solo perché effettivamente è la Vergine la protagonista della pala, ma anche per la convenzione italiana che associa la Madonna alla forma del tondo; si può anche parlare di una volontà di collegamento della scena al luogo ospitante stesso della pala, ovvero la parte absidale della chiesa.
L'esterno, lo spettatore sia moderno che contemporaneo è di fatto posto in dialogo stretto con i personaggi dell'opera: gli apostoli, con le mani alzate verso la Vergine, intercedono per noi, la Vergine, sentendo le loro preghiere, si rivolge direttamente a Dio. Questa catena di intercessioni sembra dover partire proprio dal fedele, allora anche noi, come probabilmente fecero all'epoca i contemporanei di Tiziano, siamo tentati di tendere le mani verso un'opera che ancora emana un'aura di rispetto e devozione.
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