La Stanza degli Omicidi: recensione del film di Nicol Paone

Uma Thurman ritorna sul grande schermo in questa commedia noir senza spessore, un lavoro mediocre che sarà ben presto dimenticato da tutti

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La Stanza degli Omicidi: recensione del film di Nicol Paone

Patrice Capullo (Uma Thurman) è una gallerista alla canna del gas, senza un soldo in tasca, nevrotica e dipendente dalle droghe.

Gordon Davis (Samuel L. Jackson) è un malavitoso alla disperata ricerca di un metodo alternativo per riciclare denaro sporco.

Il mondo dell’arte e quello della delinquenza organizzata si incontrano quando Gordon pensa di utilizzare Patrice per movimentare i soldi con degli acquisti di improbabili dipinti.

Viene inventato un artista emergente da lanciare: The Bagman. Reggie Pitt (Joe Manganiello) è un assassino professionista incaricato di creare le presunte opere d’arte. E ci prende gusto.

The Bagman ottiene un successo inaspettato, attirando i riflettori del jet set su Reggie, cosa per nulla gradita alle menti pensanti delle organizzazioni criminali che all’inizio hanno appoggiato il progetto di Gordon…

Samuel L. Jackson e Uma Thurman in La Stanza degli Omicidi

La Stanza degli Omicidi: una commedia noir senza spessore

La ricomparsa sulle scene della rediviva Uma Thurman in accoppiata con  Samuel L. Jackson potrebbe fare pensare alla messa in scena di una piacevole tarantinata, purtroppo questa pellicola si mantiene però a distanza siderale dalla qualità dei lavori sfornati dal celebre regista statunitense.

Nicol Paone vola molto basso, realizzando un film di un’ora e mezza con una storiella che andrebbe bene per un cortometraggio. Uma Thurman dà il proprio volto a un personaggio senza spessore, oscurato da un lato dalla consueta gigioneria dell’eterno  Samuel L. Jackson, dall’altro dalla figura decisamente intrigante di The Bagman, l’assassino-artista.

Figura intrigante che però non viene sfruttata fino in fondo, impersonata da un Joe Manganiello che rimane imbalsamato in un personaggio che avrebbe invece un potenziale espressivo straordinario.

E così le opportunità creative offerte dallo scontro-incontro tra due mondi agli antipodi, quello della malavita organizzata e quello dell’arte, vengono quasi buttate alle ortiche, limitandosi alla produzione di personaggi ridotti a superficiali macchiette, che si muovono su tranquilli sentieri sempre prevedibili, senza mai osare nulla, esattamente il contrario di quello che in genere fa il buon Tarantino.

Certo nel film non mancano dei momenti divertenti, il finale riscatta in parte l'assenza di tensione che caratterizza parte del racconto, ma la storia nel complesso scorre davanti agli occhi dello spettatore senza lasciargli molto.

Quanto a Uma Thurman, francamente non capisco un suo ritorno sul grande schermo con un lavoro così mediocre.

Misteri del cinema…