La Stagione Prosa al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia riprende nel nuovo anno il 7 e 8 gennaio con il delitto di via dell’Orsina

3 min read
La Stagione Prosa al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia riprende nel nuovo anno il 7 e 8 gennaio con il delitto di via dell’Orsina

Un delizioso, divertente “duetto” di grandi interpreti - Massimo Dapporto e Antonello Fassari - diretti da Andrée Ruth Shammah e la drammaturgia esilarante e dalla perfetta costruzione di Eugène Labiche, assicurano al pubblico della Stagione “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia un ingresso nel nuovo anno all’insegna della leggerezza e del divertimento.

“Il Delitto di via dell’Orsina” - in scena al Politeama Rossetti il 7 e 8 gennaio - è infatti una commedia nera, fatta di trovate, energia, risate e sorprese.

Si tratta di uno degli atti unici più conosciuti di Eugène Labiche, geniale creatore del vaudeville, capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia. Risate dunque a non finire, ma anche una sottile denuncia di ipocrisie e atteggiamenti di facciata da criticare, anche se con lievità.

Lo spettacolo porta in scena due uomini, un ricco nobile ed elegante (Massimo Dapporto) e un proletario rozzo e volgare (Antonello Fassari), che si risvegliano nello stesso letto, e si ritrovano le mani sporche, le tasche piene di carbone senza riuscire a ricordare nulla di quanto accaduto la notte precedente.

Quando dal giornale apprendono della morte di una giovane carbonaia, si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio. Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova.

Andrée Ruth Shammah che firma la regia e - assieme a Giorgio Melazzi - l’adattamento, mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco indiavolato degli equivoci ma vira al noir seminando inquietudini all’ombra di qualcosa che incombe. La Francia perbenista e ottocentesca di Labiche diventa l’Italia del primo dopoguerra, pre-fascista e conformista. Alcune battute e personaggi sono “rubati” da altri lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle sottotrame e rendere più stratificata la vita che c’è dentro. Un atto unico che spinge sul gran gioco del teatro e delle sue possibilità, in cui si inseriscono couplets cantati. Una vicenda fatta di tensioni che gioca con i tanti tic di oggi e mette in scena il contrasto tra come vogliamo apparire e come siamo davvero dentro la solitudine che ci attanaglia.

Un sottile turbamento, fatto di piccole sospensioni, guida gli attori. Clownerie e astrazione beckettiana, il ritmo del vaudeville e la tradizione del teatro brillante italiano si incontrano in un vaudeville noir che fa ridere e pensare e che con i suoi vorticosi intrecci riesce a raccontarci, in modo non scontato, il disorientamento che stiamo attraversando.

«Nei testi teatrali ci sono personaggi che si ribellano all’autore che li ha creati e cercano rifugio nell’attore che li interpreta» scrive Massimo Dapporto a proposito del suo lavoro ne “Il delitto di via dell’Orsina”. «Giorno dopo giorno, durante le prove ti fanno partecipe del loro carattere e ti sorprendono rivelando sé stessi con una forza che a una prima lettura ti era sfuggita. Così è stato per il mio Oscar Zancopè. Ancora oggi, mentre sono in scena, quando serve, mi prende per mano e mi suggerisce i suoi stati d’animo. Spero di averlo accontentato raccontandolo per intero».

Eugène-Marin Labiche nacque a Parigi nel 1815 da una famiglia di ricchi borghesi, industriali. Proprio nella “borghesia” trovò quasi tutti i protagonisti e gli intrecci delle sue pièces: borghesi con tutte le loro manie, le loro pecche, i piccoli difetti e le grandi virtù.

Ha firmato in quarant’anni ben 174 copioni fra commedie e atti unici, scritti da solo o in collaborazione con altri autori. Una frenetica attività drammaturgica che ha prodotto alcuni capolavori come “Un cappello di paglia di Firenze” ed è culminata con due messinscene alla Comédie Française e la chiamata all’Académie Française.

Fu consacrato anche come il “re del teatro da boulevard”, genere di teatro leggero e comico allestito in teatri parigini a gestione privata, come il Palais-Royal dove il drammaturgo portò in scena anche “L’Affaire de la rue de Lourcine” nel 1857 e “29 degrés à l’ombre” nel 1873.

I biglietti disponibili sono in vendita alla Biglietteria del Politeama Rossetti, e in tutti i punti vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Acquisti anche on line dal sito www.ilrossetti.it.

E.L.