Giorgio, Luca, Mattia e Silvia sono quattro fratelli molto diversi tra loro, accomunati però da un’infanzia infelice, trascorsa sotto il tallone di un padre-padrone.
Giorgio (Paolo Pierobon) è un tranquillo impiegato, diventato vittima di sua moglie e sua figlia, che vivono al di sopra delle loro possibilità economiche; Luca (Filippo Nigro) è un intraprendente e dinamico venditore di automobili, in procinto di ampliare la propria attività; Mattia (Pietro Sermonti) è un artista che fa il possibile per andare avanti assieme alla sua molto più giovane compagna, una cantante in cerca dell’occasione per sfondare; Silvia (Laura Chiatti) è una ex-tossicodipendente in cerca della sua redenzione, che pensa di trovare adottando la figlia di una giovane prostituta incinta, che si presta al gioco solo per soldi.
Quattro esistenze precarie, i cui problemi esplodono quando il padre-padrone, che non vedono da molto tempo, muore, lasciandogli la vecchia villa dove hanno speso la loro triste infanzia.
Purtroppo il mercato immobiliare non offre buone opportunità, e gli investimenti finanziari paterni sono evaporati durante la crisi finanziaria del 2008. I soldi ricavabili dalla vendita della magione non bastano per ripagare il mare di debiti dove i quattro fratelli stanno annegando.
Luca ha un’idea: organizzare una battuta di caccia, chi uccide l’animale più grosso si prende tutto…
La Caccia: una interessante fiaba nera, metafora di una società individualista e allo sbando
Marco Bocci introduce in modo asciutto ma efficace i suoi quattro protagonisti, le cui vite problematiche scorrono parallele all’inizio del film, per poi convergere alla morte del padre.
Interessante la scelta di utilizzare una voce femminile fuori campo, che racconta una fiaba dei fratelli Grim, I Quattro Ingegnosi Fratelli. Un commento che da un lato permette di articolare meglio il film in tappe successive, fino alla drammatica catarsi finale, dall’altro dichiara l’essenza di questo lavoro cinematografico, che di fatto è una fiaba nera. Perché quanto mostrato sembra essere l’opposto di quanto raccontato dalla voice over.
Se nella fiaba dei Grimm i quattro fratelli mandati in terra straniera per imparare un mestiere ritornano a casa dal genitore, salvano una principessa e poi vivono felici e contenti, nella storia raccontata dal film i quattro protagonisti non solo non hanno più un padre, ma devono fare i conti con un dramma rimosso delle loro infanzia, che ancora aleggia nella vecchia villa e nei boschi che la circondano.
E dovranno fare i conti con i fantasmi del passato, che chiederanno un tributo altissimo ai quattro fratelli, anche perché le colpe dei padri alla fine ricadono sempre sui figli…
Marco Bocci con questa sua pellicola compie un intrigante esperimento, realizzando un film essenziale, con una colonna sonora ridotta al minimo, ma efficace nel sottolineare i momenti topici, articolata su diversi spazi temporali, perché ci viene mostrato il passato e il presente dei vari personaggi, più il commento atemporale della voce fuori campo, mettendo in scena una storia che di fatto è una metafora della società contemporanea, individualista e senza valori, al di là del denaro.
Una società dove la famiglia tradizionale in pratica non esiste più, o forse non è neanche mai esistita, perché anche quella originale dei quattro protagonisti era di fatto basata sulla sopraffazione sistematica della madre da parte del padre-padrone, mentre l’unico dei quattro fratelli ad averne una “normale”, di fatto è reso schiavo della sete di denaro e successo sociale della moglie e della figlia.
Insomma Marco Bocci dipinge un ritratto a dir poco avvilente del mondo contemporaneo, ma lo fa con grande efficacia, e con poche risorse, affidandosi a un pugno di attori che rendono molto credibili i personaggi a cui danno vita (molto brava in particolare Laura Chiatti).
In definitiva un film molto interessante, che purtroppo non ha ricevuto la pubblicità che meritava. Peccato.