Lord Doyle (Colin Farrell) è un giocatore d'azzardo alcolizzato, in fuga dal suo oscuro passato. Il suo rifugio è Macao, sul cui territorio si trovano innumerevoli, sfarzosi casinò, dove il nostro protagonista cerca di sopravvivere, alimentando le sue molteplici dipendenze e mantenendo uno stile di vita sfarzoso e dissoluto.
Non è un bel periodo per lui. Perseguitato da una sfortuna accanita, vede i suoi debiti salire alle stelle ed è inseguito dai creditori. Ciliegina sulla torta, viene identificato da un'investigatrice privata, Cynthia Blithe (Tilda Swinton), giunta dall'Inghilterra per fare giustizia su una truffa perpetrata alle spalle di un'anziana maggiorente, spennata da Lord Doyle, a suo tempo consulente finanziario infedele.
Quando tutto sembra perduto, il nostro antieroe viene aiutato da una giovane donna misteriosa, Dao Ming (Fala Chen). La redenzione è possibile, anche per un caso disperato come è quello di Lord Doyle? Forse, ma c'è sempre un prezzo da pagare...

La Ballata di un Piccolo Giocatore: un interessante thriller psicologico dai risvolti soprannaturali, costruito attorno a un Colin Farrell stratosferico
Lord Doyle è l'assoluto protagonista di questa intrigante pellicola, nella quale tutti gli altri personaggi sono relegati al ruolo di accessori, più o meno funzionali a mettere in scena i travagli interiori – ed esteriori – del nostro concentrato di vizi ambulante.
Giocatore compulsivo, alcolizzato, soggetto ad attacchi di ingordigia spaventosi, frequentatore e organizzatore di libagioni costosissime, capace (quasi) di tutto pur di procurarsi i soldi necessari a mantenere i propri vizi e supportare il proprio ego strabordante, egli costituisce il prototipo della persona condannata all'autodistruzione.
Bisogna ammettere che Colin Farrell ha svolto un gran bel lavoro, con una prestazione attoriale superba. Peccato invece per Tilda Swinton, che mi è sembrata alquanto ingessata nel suo stereotipo di investigatrice privata, bacchettona e priva di spessore.

Un altro protagonista di questo film è la penisola di Macao, che ci viene mostrata principalmente nella sua versione metropolitana, sfarzosa, caleidoscopica e impersonale, una sorta di non-luogo nel quale vagano individui senza identità.
Nella seconda parte del film compare anche la realtà più povera, ma più umana, di questo territorio, quella dei pescatori, ancora legati ai ritmi della natura per sopravvivere.
Un binomio cultura-natura che va di pari passo con la contrapposizione tra i miraggi della ricchezza e dello sfarzo esibito e la miseria interiore dei vari personaggi, primo tra tutti Lord Doyle, che poi Lord non è (ovviamente).
Il film può essere visto come una sorta di fiaba che indaga sulle dipendenze e sulla possibilità di redenzione di individui che sembrano avere perduto la propria anima, inseguendo stili di vita votati esclusivamente al perseguimento di obiettivi materiali.
La pellicola è sostenuta da un ottimo ritmo, racconta una storia intrigante, con inquadrature dinamiche, un'ottima regia e una fotografia eccellente, che sottolinea con colori iperrealistici la dimensione mirabolante di Macao, paradiso e inferno dei giocatori di tutto il mondo.

La Ballata di un Piccolo Giocatore eccelle nella prima parte, che attira inesorabilmente lo spettatore nel vortice dissoluto e caleidoscopico della vita di Lord Doyle, che ci viene mostrata in modo estremamente accattivante.
Nella seconda parte il film forse perde di ritmo e diventa più prevedibile, ma compare una dimensione soprannaturale che aggiunge un tocco di poesia al racconto. Questione di gusti, ovviamente, perché qualcuno potrebbe non apprezzare il cambio di registro, che magari potrebbe essere percepito come una mancanza di coerenza del racconto.
Il film rimane comunque una piccola chicca, costruita con cura, con un Colin Farrell in stato di grazia.
Da guardare. Al cinema e, dal 29 ottobre, su Netflix.
La Ballata di un Piccolo Giocatore - trailer ufficiale ITA