Joker/Arthur Fleck (Joacquin Phoenix) è rinchiuso in carcere, in attesa di essere processato per i suoi crimini, che abbiamo visto nel primo Joker.
La sua leggendaria risata è sparita, di fatto è ridotto a un rottame umano incapace di relazionarsi con il mondo esterno, in pratica un autistico.
Durante un trasferimento all’interno della struttura carceraria, per caso incontra Lee Quinzel (Lady Gaga), una psicopatica che è stata incarcerata perché ha dato fuoco al condominio dove vivevano i suoi genitori.
Lei è una grande fan di Joker, ovviamente tra i due nasce subito un’attrazione irresistibile.
Nel frattempo, l’avvocato di lui sta disperatamente cercando di fare ottenere ad Arthur l’infermità mentale, per evitargli la pena di morte caldamente richiesta dall’accusa.
La sua tesi è che il suo assistito è vittima di uno sdoppiamento di personalità, con Joker e Arthur che convivono nello stesso corpo, ed è il primo il vero delinquente, mentre il secondo è anche lui una vittima…
Joker: Folie a Deux – un musical deludente con un Joaquin Phoenix superlativo
Il tema dello sdoppiamento della personalità viene piacevolmente introdotto all’inizio del film da una divertente sequenza animata, di fatto una parodia dei vecchi cartoni della Warner Bros, e rimane il tema centrale di tutto il film.
La stessa storia d’amore con Lee è in fondo un altro meccanismo narrativo utilizzato per sottolineare i problemi interiori di Joker: a lei interessa il personaggio sobillatore delle folle che abbiamo visto nel primo film, di Arthur non sa cosa farsene.
Un film con grosse ambizioni intimistiche, che dichiaratamente vorrebbe scavare a fondo nell’animo del protagonista, cosa che di per sé francamente non mi entusiasma, visto che stiamo parlando di un personaggio inventato. Ma questo è un mio punto di vista, ovviamente.
Il vero problema è che la storia è debolissima, più che altro un pretesto per esibire i quadri musicali, con tanto di citazione del leggendario Fred Astaire, che vedono impegnati in variegati duetti la coppia di innamorati dietro le sbarre.
Intermezzi – nel complesso riusciti abbastanza bene - che poi sono solo fantasie che si agitano nella mente di Arthur/Joker, anche se non è poi così chiaro quale dei due sia impegnato nell’attività onirica.
Ma poi esiste veramente questo sdoppiamento nella testa di Arthur/Joker? Non è dato saperlo, anche se si guardano pazientemente tutti gli interminabili 138 minuti del racconto, che si trascina fino a un finale non entusiasmante, che rimane aperto a ogni interpretazione.
Ammesso che qualcuno sia interessato a spremersi le meningi per interpretarlo, ovviamente. Io di sicuro no.
Certo, rimane la monumentale interpretazione di uno strepitoso Joaquin Phoenix, ma è francamente troppo poco per salvare un film che rispetto al precedente cambia completamente registro, ignorando le tematiche sociali (a parte quelle interne al mondo carcerario), evitando accuratamente le scene di (vera) azione e sprofondando in un pretenzioso intimismo senza né capo né coda.
E, se vogliamo dirla tutta, la follia a due a cui allude il titolo, l'omonima sindrome psichiatrica che nel film si traduce nei duetti musicali introdotti grazie all’apporto della tanto osannata Lady Gaga, di per sé fatti bene, aggiungono poco al racconto, a parte l’aumento della lunghezza della pellicola ben oltre le due ore.
Mah.
Nota positiva: pare che non ci sarà un terzo Joker diretto da Todd Philips con Joaquin Phoenix. Pare, ma chi lo sa.