Io Vivo Altrove! - recensione del film di e con Giuseppe Battiston

Per il suo esordio alla regia, Battiston realizza una fiaba per adulti, centrata sull'importanza dell'amicizia e dei propri sogni.

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Io Vivo Altrove! - recensione del film di e con Giuseppe Battiston

Fausto Biasutti (Giuseppe Battiston) e Fausto Perbellini (Rolando Ravello) vivono un’esistenza solitaria e inappagante in città. Il primo è un bibliotecario vedovo, il secondo un impiegato scapolo, dipendente frustrato di una compagnia del gas, succube dell’anziana madre.

Le vite dei due Fausti si incontrano in una gita campestre organizzata nell'ambito di un corso di fotografia. Nasce un’amicizia. Si ha la svolta quando muore la nonna di Biasutti. Questi eredita la vecchia casa dell’anziana parente, arrampicata a Valvana, paesino immaginario perso nelle colline friulane.

I due mollano tutto e raggiungono la lontana località, sognando una vita sana, a contatto con la natura e votata all’autosufficienza.

Ben presto scopriranno che la differenza tra i sogni e il mondo reale può essere siderale, ma nonostante tutte le difficoltà la loro amicizia diventerà sempre più forte...

Io Vivo Altrove! - una fiaba per adulti senza troppe pretese

Per il suo esordio alla regia Battiston si ispira al romanzo Bouvard e Pécuchet, opera incompiuta e pubblicata postuma nel 1881, di Gustave Flaubert. Lo scrittore francese voleva sbeffeggiare l’eccesso di erudizione e il dilettantismo autoreferenziale, scrivendo quella che sarebbe dovuta essere una commedia centrata sui tentativi dell’uomo di comprendere e dominare la natura tramite le varie discipline scientifiche.

Battiston si è posto obiettivi più modesti, mantenendo alcuni elementi della storia originale. Analogamente ai personaggi creati da Flaubert, i due Fausti cambiano vita ritirandosi in una fattoria in campagna, con l’ambizione di mantenersi tramite l’agricoltura, inanellando però un serie infinita di insuccessi.

Ma in Io Vivo Altrove! manca la satira irriverente. Al contrario, i due protagonisti sono degli ingenui  sognatori, incapaci di esseri cinici, e anche il carattere scorbutico degli abitanti dell’immaginaria Valvana sembra disegnato più per esaltare per contrasto questa loro caratteristica, che per cavalcare lo stereotipo dei villici incivili.

Insomma questa pellicola non osa mai, mantenendo sempre il focus sull’importanza di coltivare i propri sogni, senza mai arrendersi, e sul valore dell’amicizia, che è il secondo asse portante della storia raccontata.

Una storia peraltro abbastanza debole, nella quale gli avvenimenti scorrono senza mai segnare veramente i personaggi (e gli spettatori). Un film che fa spesso sorridere, ma non regala mai emozioni forti. Una scelta rispettabilissima, ma che ha probabilmente sprecato l’occasione di approfondire i personaggi, che rimangono molto superficiali e spesso stereotipati e prevedibili.

Anche molte situazioni di per sé molto divertenti non sono mai state forzate, quasi fosse stata fatta la scelta programmatica di non calcare mai la mano, mantenendo la storia nel perimetro del racconto bucolico, quasi fiabesco.

Nel complesso comunque un film che si lascia guardare volentieri, se non si ha molte pretese, specie da chi, come il sottoscritto, è friulano e riconosce alcuni luoghi dove è stato girato, come Valle di Suffumbergo, non per niente soprannominata “Balcone del Friuli”, per lo splendido panorama che regala ai suoi visitatori.

In attesa della prossima regia di Battiston, magari sperando che osi un po' di più…