La famiglia Lambert è in crisi profonda. Josh (Patrick Wilson) si è separato dalla moglie Renai (Rose Byrne), ha perso la custodia dei figli e ha grossi problemi cognitivi, in particolare con la memoria, tanto che chiede aiuto professionale.
Il figlio maggiore Dalton (Ty Simpkins) sta cominciando il college, per studiare arte. Analogamente al padre, non scherza affatto in fatto di problemi: è un asociale e ha ancora paura del buio, tanto che deve dormire con una luce accesa.
Al college incontra Chris (Sinclair Daniel), una giovane studentessa come lui al primo anno, con la quale nonostante tutto riesce a fare amicizia.
Comincia un corso di pittura, e cominciano anche i grossi problemi, legati al risveglio di inquietanti ricordi e l’emergere di inspiegabili stati di coscienza alterata.
In problema è che sia Josh che Dalton si erano sottoposti anni prima a una seduta di ipnosi, per dimenticare i drammatici eventi legati alla presenza dell’Altrove, dimensione parallela nella quale si aggirano esseri ostili, e ora stanno di nuovo cercando di aprire la porta che conduce al nostro mondo…
Insidious – La Porta Rossa: una fine mediocre per una saga memorabile
Questa pellicola è la quinta di una delle saghe horror più apprezzate negli ultimi anni, con Patrick Wilson che passa anche dall’altra parte della macchina da presa, esordendo alla regia. Il risultato è tutt’altro che eccelso, visto che stiamo parlando di una pellicola horror da minimo sindacale.
Un film che ricicla quanto già visto nei capitoli precedenti, aggiungendo poco o nulla di nuovo, a parte (forse) una maggiore cura nel trattare il rapporto tra padre e figlio, cercando di dare maggiore spessore ai due personaggi.
In effetti nel film si può leggere un invito a non nascondere i problemi familiari, ma anzi ad affrontarli uniti, e nel quale il ruolo del padre ha una sua importanza, staccandosi dalla tendenza del momento nel genere horror, e non solo, che vede le figure maschili relegate a ruoli da incapace (come in The Boogeyman), o addirittura assenti (come in La Casa – Il Risveglio del Male).
Fatto che comunque non aggiunge molto valore a un film di questo tipo, che non viene normalmente visto per meditare sul ruolo maschile nella società contemporanea.
La storia è assolutamente prevedibile e scontata, specie per chi ha visto tutti gli altri capitoli della saga, per cui le situazioni legate alla perdita di memoria indotte dalla seduta di ipnosi mostrata all’inizio del film non aggiungono tensione. Anzi, semmai questa viene indebolita, visto che l’esistenza dell’Altrove e la sua struttura è ben nota agli spettatori conoscitori del franchise.
Certo, si fanno diversi salti sulla poltrona, grazie a molti jump scare, ma questo non è di certo motivo di plauso, anzi.
Insomma un film che (forse) chiude una saga senza nessuno slancio creativo e con poca fantasia, sfruttando fino in fondo un franchise cominciato nel 2011, che al momento sembra avere poco da dare ancora.