Il presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in visita alla Fondazione Italiana Fegato Onlus

2 min read
Il presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in visita alla Fondazione Italiana Fegato Onlus

“Le patologie che colpiscono il fegato interessano una sempre maggior parte della popolazione mondiale, quelle maggiormente frequenti sono la steatosi e la steatoepatite non alcolica. La previsione in rialzo delle incidenze delle malattie epatiche avrà inoltre ripercussioni sui costi sanitari e sociali, determinati in parte da carenze nella capacità di identificazione della popolazione a rischio e quindi nella diagnosi precoce, nonché dalla mancanza di terapie efficaci e di modelli prognostici predittivi”. Lo ha spiegato il Direttore scientifico della Fondazione Italiana Fegato Onlus, Claudio Tiribelli, al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in occasione della visita istituzionale al laboratori della FIF nel campus di Basovizza dell’Area Science Park, a Trieste.
“Le necessità di carattere clinico” – ha sottolineato il prof. Tiribelli, presente anche il Presidente della FIF, Decio Ripandelli, il Vicepresidente Giorgio Soardo e numerosi ricercatori e borsisti della Fondazione – “richiedono sforzi di ricerca avanzati e multidisciplinari, che vedono la FIF attivamente impegnata in questi contesti”.

“La Fondazione Italiana Fegato è un’eccellenza che parte dal Friuli Venezia Giulia” - ha sottolineato il presidente della Regione Massimiliano Fedriga - “ma coinvolge ricercatori a livello globale. Rappresenta un arricchimento del nostro sistema di salute, per la parte di ricerca ma anche per la parte di comunicazione e di sensibilizzazione verso i cittadini. Il progetto sull’alimentazione che hanno portato avanti penso sia un’iniziativa straordinaria, che va proprio nella direzione che lo stesso Governo e la Conferenza delle Regioni ha indicato: la prevenzione verso stili di vita sani. Su questo dobbiamo rafforzare la collaborazione e garantire a FIF di crescere nella diffusione delle buone pratiche, non soltanto per il Friuli Venezia Giulia ma anche a livello nazionale”.

PROGETTO C3B INTERREG ITALIA SLOVENIA
In particolare, la Fondazione sta operando per capitalizzare i risultati del progetto C3B Interreg Italia-Slovenia “Piattaforma transfrontaliera per una efficiente gestione delle biobanche” che ha promosso lo sviluppo delle biobanche nel territorio di riferimento. “Le biobanche, ovvero la raccolta sistematica, la conservazione e la condivisione di campioni biologici e dati associati” – ha spiegato Devis Pascut, Senior scientist della FIF – “sono state inserite tra le ‘10 idee che cambieranno il mondo’ e sono essenziali per il progresso della ricerca medica in quanto accelerano di molto la ricerca scientifica, promuovono la medicina personalizzata e al contempo contribuiscono all’attrattività del territorio in cui vengono ospitate. FIF sta operandosi per attivare la prima biobanca del fegato in Friuli Venezia Giulia da esportare successivamente a tutto il territorio nazionale”.

PROGETTO GenIA
Grazie alla collaborazione della Fondazione Italiana Fegato al progetto “GenIA” per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche del fegato attraverso l’applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale (che vede coinvolte realtà come Prodigys, Insiel e Aindo AI), si intende sviluppare un modello pioneristico a livello nazionale per migliorare le tecniche di diagnosi e cura dei pazienti con malattie del fegato tramite l’utilizzo di intelligenza artificiale.

INNOVAZIONE NEL CAMPO DEI TRAPIANTI DI FEGATO
Frutto della collaborazione tra la Fondazione Italiana Fegato, il Centro Trapianti di Fegato dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e Area Science Park con il Laboratorio di Genomica ed Epigenomica, uno studio da poco pubblicato su “Annals of Hepatology” presenta un’analisi dettagliata dell’impatto genomico ed epigenomico sul fegato trapiantato.
L’allotrapianto - il trapianto di organi o tessuti tra due individui della stessa specie - comporta rischi di rigetto dovuti al riconoscimento del tessuto trapiantato come estraneo da parte del sistema immunitario del ricevente. Lo studio si concentra su come le variazioni a livello genomico ed epigenomico - quest’ultimo un campo che esamina le modifiche nell’espressione genica che non coinvolgono cambiamenti nella sequenza del DNA - possano influenzare la risposta del ricevente e l’esito del trapianto.