Il bambino delle vigne, romanzo di Elena Vatta. RECENSIONE

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Il bambino delle vigne, romanzo di Elena Vatta. RECENSIONE

Ne Il bambino delle vigne di Elena Vatta ti addentri negli stati d’animo di Giuseppe che, a due anni, viene abbandonato dalla madre in un collegio femminile. Le suore e le bambine, ospiti dell’istituto, gli vogliono bene. Giuseppe vive spensierato facendo le sue scoperte, ma gli manca quell’amore primordiale che solo una madre può dare. L’assenza della sua mamma si farà definitiva, netta.     Imbattersi in una storia che emoziona come ne “Il bambino delle vigne” cattura la voglia di scandagliare ed approfondire i sentimenti e la vita di Giuseppe dove l'amore materno negato forgia il carattere e la crescita del protagonista. Solo la speranza della nascita di Sofia e la voglia di essere padre per  il protagonista del romanzo sono l’occasione e il punto di svolta che gli permette di dare un senso a tutto ciò che ha vissuto e di fare pace col passato, perdonando anche quella madre che abbandonandolo ha scelto, con vero dolore del distacco, di offrire una vita migliore al frutto del suo ventre. Nel romanzo i pezzi di vita fanno un’esistenza a singhiozzo. I sentimenti a metà saranno un corpo unico in cui mente e cuore andranno ognuno per conto proprio nella totale libertà di sfogo. Quando ti è mancato qualcosa da piccolo è difficile, poi, recuperarlo da grande, anche se colmi le assenze con ciò che non hai avuto e che avresti fortemente desiderato. Guardi indietro e combini la quotidianità affinché non vengano a ripetersi scosse che ti hanno fatto male.  Le ferite dell’anima restano vive anche a distanza di anni. Il  sentirsi  solo del protagonista, crea un impermeabile, che lo portano ad isolarsi; questo è il punto di svolta, l'evoluzione nella ricerca di un contatto diverso rispetto a quello che ti stava attorno e che porta a rifiutare il dolore della solitudine. Il bambino Giuseppe, crescendo, si costruirà delle certezze che, però, con i ricordi diventano briciole. Puoi vivere di sfide per riscattarti come persona, ma le ferite restano se sono importanti. E la mancanza dell’amore materno può aprire voragini emotive. Eppure, le sorprese travolgeranno il corso degli eventi.

Il romanzo, ispirato ad un fatto vero, è intenso. La narrazione è scorrevole, con un focus emozionale forte. La prosa è sciolta, piena, costruita in modo naturale. Questo romanzo racconta con toni e stile delicati una storia di resilienza. Dal dolore e dalla sofferenza del passato, se affrontati con spirito propositivo, possono nascere gioia e nuovi sguardi verso il futuro.
Una storia universale ambientata tra le vigne del Collio in cui la vigna rappresenta la rinascita di Giuseppe, il protagonista, ma anche dello stesso lettore che prova e vive, mentre ne legge la storia, gli stessi sentimenti ed emozioni contrastanti. Il passato non determina ciò che si è ma ci indirizza verso ciò che vogliamo essere. La scrittura è scorrevole: rende appieno l'atmosfera di luoghi poco conosciuti e delinea con sensibilità le sfumature umane dei vari personaggi.

e.l.