“HYBRIS” della compagnia REZZAMASTRELLA al Politeama Rossetti solo il 5 marzo

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“HYBRIS” della compagnia REZZAMASTRELLA al Politeama Rossetti solo il 5 marzo

Flavia Mastrella e Antonio Rezza si occupano di comunicazione involontaria ed hanno creato un tipo di teatro del tutto singolare: attraversano il mondo dell’arte in modo trasversale, passando dal cinema, alla letteratura, all’arte plastica, alla fotografia. Raccolgono, nel corso della loro carriera, l’apprezzamento di un ampio appassionato pubblico e della critica internazionale (pluripremiati, hanno meritato dal Premio Ubu al Leone d’Oro per il teatro alla Biennale di Venezia, si esibiscono regolarmente in contesti prestigiosi, da Parigi a Mosca, dal Festival di Avignone a quello di Spoleto).

Posseggono un modo graffiante, un segno di anarchia nel loro linguaggio che in “Hybris” - il loro ultimo spettacolo - assume anche tratti di rabbia, estraneità.

«Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista?» riflettono nelle loro note. «La porta… perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla. Divide quello che non c’è… intorno unambiente asettico fatto di bagliori. L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara.Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità. La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma ilbambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro econsapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide. Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto. Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte.

Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”.Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo, perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie. L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata».

Lo spettacolo alla Sala Assicurazioni Generali di Trieste va in scena alle ore 20.30 solo il 5 marzo: ibiglietti ancora disponibili sono in vendita nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it

Informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.

e.l.