Dei dinosauri scorrazzano indisturbati in una foresta acquitrinosa, ma per poco: un cataclisma spaventoso li spazza via, lasciando il posto a una feroce glaciazione. Alcune centinaia di milioni di anni dopo, che sul grande schermo equivalgono a una manciata di secondi, la terra viene occupata dai mammiferi, e ben presto arrivano i primi esseri umani.
Capiamo di essere da qualche parte in America del Nord, perché vediamo una coppia di nativi amoreggiare in un lussureggiante sottobosco.
Poi compare una villa, verosimilmente nel Settecento. Il posto è sempre lo stesso, perché il punto di vista rimane immutato. Nuovo balzo temporale, probabilmente a cavallo tra Ottocento e Novecento. Degli operai stanno scavando le fondamenta di una casa.
Incontriamo i primi inquilini dell'abitazione, all'interno della quale è collocata la macchina da presa fissa che ritrae tutte le scene. Si tratta di una coppia in cui il marito è ossessionato dai primi aeroplani. Ci vengono poi introdotti i successivi occupanti, lui è l'inventore di una sedia reclinabile, lei una modella.
Dopo la seconda guerra mondiale, nuovo cambio di scena: arriva Al, veterano con problemi di udito a causa di un esplosione, e la moglie Rose, incinta del loro primo figlio. Ne avranno tre: Richard, Elizabeth e Jimmy...
Here: un idea forte per un film non convenzionale
Il film è tecnicamente basato su una scelta molto impegnativa: mantenere una inquadratura fissa per tutta la durata del racconto. In pratica per i nove decimi della pellicola guardiamo il salotto di una casa, con una grande vetrata aperta sulla strada di fronte.
I personaggi che popolano le scene vivono le loro vite, delle quali ci vengono mostrati i momenti più significativi vissuti tra le mura domestiche, o nella natura nel caso della coppia di nativi americani e dei proprietari della villa settecentesca, senza però seguire un ordine cronologico definito, perché ci sono continui flashback e flashforward.
Un altro artificio tecnico è l'uso di finestre che permettono di fare vedere contemporaneamente eventi sfasati nel tempo, utilizzando ovviamente sempre lo stesso punto di vista, un rimescolamento visivo che inietta un po' di dinamismo alla pellicola, per sua natura molto statica.
I due protagonisti principali sono comunque Richard (Tom Hanks) e sua moglie Margaret (Robin Wright), l'ultima coppia che abita la casa, il cui arco narrativo è quasi sovrapponibile alla loro vita.
Vita che ci viene mostrata ancora una volta nei suoi momenti salienti, dalla passione iniziale, alla nascita della loro figlia, ai problemi con i genitori, a quelli di coppia, all'inesorabile declino dell'età.
Morte, vita, amore, odio, successi, fallimenti. Esperienze universali che non possono lasciare indifferenti, perché è veramente difficile non immedesimarsi in certe situazioni, che ci vengono sempre mostrate con grande tatto e delicatezza.
E che rimangono sempre presenti nella vita degli esseri umani, non importa in quale secolo siano vissuti.
Forse si può criticare l'atmosfera magari troppo patinata che ammanta tutte le scene, scelta stilistica che comunque rispetto pienamente, o avere delle remore sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale che è stato fatto per giocare con l'età dei personaggi, ma nel complesso il film funziona bene.
E personalmente apprezzo l'originalità con la quale ci viene raccontata quella che può essere anche vista come una breve storia degli Stati Uniti d'America, focalizzata sui rapporti interpersonali e familiari.
Un film da vedere. Al cinema.