Antonio (Antonio Albanese) è un attore teatrale in crisi profonda. Sopravvive in uno scalcinato appartamentino di periferia, vicino a un aeroporto e una linea ferroviaria. Per sbarcare il lunario si è ridotto a doppiare film porno.
Un suo vecchio amico, ben inserito nel mondo della cultura, gli propone di organizzare un laboratorio teatrale con i detenuti della Casa Circondariale di Velletri.
Dopo il primo impatto, non certo esaltante, Antonio si entusiasma e prende a cuore il progetto, anche per i forti legami venutisi a creare con i carcerati che hanno aderito all’iniziativa, tanto che decide di mettere in scena niente meno che Aspettando Godot, il capolavoro di teatro dell’assurdo di Samuel Beckett.
Nonostante tutte le difficoltà, il progetto sembra riscuotere un successo impensabile…
Grazie Ragazzi: una onesta commedia che è anche un atto d’amore per il teatro
Grazie Ragazzi non è un film sul carcere, anche se questo è l’ambiente nel quale avviene la maggior parte dell’azione. Il cuore del film è il teatro come forma d’arte capace di aprire la porta dell’animo umano e, alle volte, di regalare una via di fuga e redenzione a chi vive una realtà amara e apparentemente senza speranza.
Anche grazie al metodo Stanislavskij, tecnica che Antonio sembra utilizzare con i detenuti, basata sulla ricerca delle affinità psicologiche ed emotive tra i personaggi e gli attori che devono metterli in scena. E chi deve passare lunghi anni in carcere, certamente ha molto da dire sull’atto di attendere, che è il nucleo della storia raccontata in Aspettando Godot.
In filigrana si può leggere anche una sottile critica di un certo mondo della cultura, autoreferenziale, legato ai contributi, ai giusti contatti politici e all’apparenza, bene rappresentato dall’amico di Antonio, Michele (Fabrizio Bentivoglio).
I due hanno cominciato insieme la carriera, mettendo in scena proprio Aspettando Godot, ma poi le loro vite si sono separate, quella di Antonio è scivolata verso l’oblio, mentre Michele ha raggiunto un successo patinato, ma senz’anima.
Ci sono poi i detenuti, un piccolo gruppo di disperati che vede nel teatro un modo per uscire dalle vuote routine della vita in gattabuia, e la polizia giudiziaria, che tutto sommato poi così feroce non è.
L’immagine complessiva che viene fornita del mondo carcerario non è realistica, ma abbastanza stereotipata ed edulcorata. Perché Grazie Ragazzi, in definitiva, è quasi una fiaba, un racconto nel quale i personaggi si muovono in modo abbastanza prevedibile, senza grossi colpi di scena, ma realizzando un egregio lavoro di squadra.
Un film che si guarda bene dallo scavare in profondità nelle vite e nelle emozioni dei personaggi, scegliendo una rappresentazione patinata e superficiale di quanto raccontato. Con l’eccezione dello splendido finale, che osa di più, rimescolando le carte e regalando allo spettatore un surplus di emozioni, grazie anche alla splendida performance di Albanese.
Nel complesso quindi un film che funziona, una onesta commedia che merita di essere vista. Al cinema.