Gli Spiriti dell’Isola: recensione del film di Martin McDonagh

Un film fotograficamente splendido, suggestivo e intimistico, che mette in scena l'irrazionalità e i problemi esistenziali dell'essere umano.

3 min read
Gli Spiriti dell’Isola: recensione del film di Martin McDonagh

Primo aprile 1923. L’azione si svolge su una piccola isola irlandese, Inisherin, dove tutti si conoscono di persona e si chiamano per nome.

Pádraic (Colin Farrell) va a trovare il suo vecchio amico Colm (Brendan Gleeson), per andare a bere una birra nell’unica locanda del luogo. Viene gentilmente ma risolutamente messo alla porta. Ma non è un pesce d’aprile.

Pádraic non riesce a darci pace, tutti i suoi tentativi di riconciliazione sono però inutili. Anzi, peggiorano la situazione. Colm infatti minaccia di tagliarsi le dita di una mano se l’altro non smette di cercare di cercare di parlargli.

Le cose ben presto prendono una brutta piega…

Colin Farell in Gli Spiriti dell'Isola

Gli Spiriti dell’Isola: una metafora dell’incapacità dell’uomo di vivere in pace con il proprio prossimo (e con sé stesso)

Tutta la storia si volge su Inisherin, la terraferma rimane sullo sfondo, dal quale ogni tanto provengono esplosioni ed echi di sparatorie, a ricordare agli isolani che è in corso la guerra civile irlandese, della quale però sembra che non importi niente a nessuno.

Ma la guerra civile sta covando anche nella piccola comunità locale, apparentemente molto unita ma in realtà dilaniata da tensioni represse. Gli isolani sembrano trascorrere un’esistenza tranquilla e monotona, scandita dalle messe domenicali e dalle bevute nell’unica locanda disponibile.

Ma uno sguardo più attento rivela che qualcosa non funziona a livello sociale: non c’è neanche una famiglia tradizionale, si vedono pochissimi bambini, tutti i personaggi sono single, uomini e donne sembrano vivere vite parallele. Le sole occasioni di incontro sono le bevute e le ballate nella locanda.

La proprietaria dell’unico negozio sembra vivere solo per raccogliere informazioni e spettegolare alle spalle dei compaesani, mentre una vecchia arpia si aggira ficcanasando e facendo oscure predizioni sulle disgrazie che verranno.

Anche il mondo istituzionale lascia alquanto a desiderare. Il poliziotto locale è manesco e arrogante, e il rapporto con il suo unico figlio è a dir poco equivoco. Il prete, che viene dalla terraferma per officiare le funzioni, non brilla di certo per empatia e carità cristiana.

In questo contesto surreale, per alcuni aspetti quasi metafisico, finisce l’amicizia di lunga data tra Pádraic e Colm. Un evento apparentemente banale, che all’inizio crea situazioni da teatro dell’assurdo, ma che ben presto funge da detonatore alle pulsioni represse nei protagonisti, alle prese con una profonda crisi esistenziale, che alla fine alimenta uno scontro frontale tra persone che fino al giorno prima si consideravano amiche.

Una rappresentazione, sia pure surreale, dell’irrazionalità dell’uomo e della sua incapacità di gestire i rapporti con gli altri. E con sé stesso.

Gli Spiriti dell'Isola - Trailer Ufficiale

Gli Spiriti dell’Isola: un film non convenzionale nel quale si intrecciano commedia e dramma

La storia scorre lentamente, mettendo in scena una Irlanda fotograficamente splendida, sulla quale si muovono personaggi semplici e istintuali, quasi primitivi, solitari e malinconici. I dialoghi sono molto curati,  rivelando lentamente i drammi interiori degli isolani.

Martin McDonagh contrappone il mondo conflittuale degli uomini a quello empatico degli animali, che sembrano quasi osservare con attenzione i loro padroni, pronti a sostenerli  nella loro triste esistenza. E su tutti domina la Natura, che sembra guardare con maestoso distacco le vicende raccontate.

Ed è quando Colm fa del male, sia pure involontariamente, all’asinella di Pádraic che quest’ultimo perde definitivamente il controllo della propria esistenza, facendo rotolare quella che sembrava essere una commedia surreale nel dramma.

L’unica persona che sembra essere capace di sottrarsi alla follia collettiva è la sorella di  Pádraic, che abbandona l’isola. Anche se il finale non ci lascia molte certezze sul suo destino.

Nel complesso un film non convenzionale, intimistico, fotograficamente splendido, ottimamente recitato, che tuttavia può lasciare perplessa quella parte di pubblico abituata a prodotti dichiaratamente commerciali o comunque non incline a lasciarsi trasportare in questa storia surreale, ricca di suggestioni e metafore. Insomma un film per molti aspetti splendido e originale, ma che probabilmente non entusiasmerà più di qualcuno.

Related Articles