La storica dell’arte Francesca Martinelli presenterà l’evento.
Per i 100 anni della nascita dell’artista Gianni Bertini, la Galleria Planetario di Trieste propone una mostra di opere storiche, “Dai Gridi All’Abbaco”,che si inaugura, venerdì 31 marzo, alle ore 18.00, in via Fabio Filzi, 4 (primo piano), presentata dalla storica dell’arte Francesca Martinelli(visitabile fino al 15 maggio, tutti i giorni feriali dal martedì al sabato, con orario 11.00/13.00 – 17.00/19.00).
“Dopo le recenti mostre di Firenze e Milano, all’Archivio storico Galleria Fritelli e alla Fondazione Mudima” – afferma Livio Radin che, insieme a Clara Radin, delinea da anni l’importante percorso artistico e culturale della Galleria Planetario – “Dai Gridi All’Abbaco” è un’altra esposizione profondamente contemporanea che vuole omaggiare uno dei protagonisti dell’arte della seconda metà del Novecento”.
“Fare il pittore o meglio l’artista” – scriveva Gianni Bertini, che fu anche grafico, scrittore, poeta visivo, scenografo e promotore di eventi – “non significa distribuire pillole d’oppio colorate, ma chiarire l’evoluzione della condizione umana”. Un’evoluzione ripresa nella mostra a Trieste, che ripercorre alcune tappe fondamentali dell’artista, tra cui “I Gridi”, con cui nel 1949 Gianni Bertini esordì a Palazzo Strozzi a Firenze, dove espose questa pittura segnaletica a base di lettere e cifre, che anticipava di dieci anni i bersagli e le numerazioni di Jasper John, Robert Indiana, Robert Rauschenberg e altri della Pop-Art.
Il percorso espositivo proposto a Trieste segue quello artistico di Gianni Bertini, proponendo opere storiche che, dopo l’esordio parigino e un’intensa attività di ricerca, Bertini nel 1951 espone a Parigi, in gallerie prestigiose della pittura informale. Seguono poi opere del ciclo “Mec-Art”, movimento teorizzato dal critico francese Pierre Restany come risposta europea alla Pop-art, uno dei movimenti più importanti d’avanguardia degli anni ‘60. Infine, “Abbaco” con l’esposizione di un nucleo importante di opere che nel 1976 l’artista propone per una revisione della cultura in atto all’epoca, ripartendo su basi semplici e chiare.
Gianni Bertini nasce a Pisa nel 1922 e consegue il dottorato di matematica pura.
La prima mostra è del 1946, dedicata a opere espressioniste. Partecipa a varie Biennali di Venezia e nel 1970 viene nominato commissario della Biennale e cura l’attuazione del Laboratorio di ricerca. Nel 1954 Bertini espone dal gallerista Arnaud, dove conosce Pierre Restany, insieme al quale percorrerà i movimenti New Realism e Mec-Art, cementando una amicizia indissolubile. Nel 1962 propone le prime tele emulsionate, con le quali partecipa a mostre internazionali nei quattro continenti. Gianni Bertini si spegne a Caen nel 2010.
Tra i suoi scritti un elogio al dimenticare: “quasi tutte le persone coltivano il dono della memoria e chi non ne ha esercita ad averne. Nel mio caso mi sono sempre esercitato a dimenticare. In primo luogo, voglio dimenticare i miei quadri, la loro immagine e la loro fattura. Li dimentico per timore d’imitare me stesso. Solo il gesto, la sua precisione, il suo linguaggio, mi ha sempre interessato affinare. Dunque, far scaturire ogni volta un significato nuovo, dimenticando la forma precedente”.