Gaia Saitta e Les jours de mon abandon/I giorni dell'abbandono. Al Palamostre di Udine per la stagione di Teatro Contatto

2 min read
Gaia Saitta e Les jours de mon abandon/I giorni dell'abbandono. Al Palamostre di Udine per la stagione di Teatro Contatto
foto Eleonora Felisatti

Gaia Saitta ha portato nei giorni scorsi al Palamostre di Udine per la Stagione di Teatro Contatto Les jours de mon abandon / I giorni dell'abbandono. Ispirato al romanzo di Elena Ferrante, considerato dal New York Times uno dei cento migliori libri del XXI secolo racconta di una donna che all'improvviso viene lasciata dal marito per una ragazza più giovane.

Tutto il mondo che si era costruito crolla: per amore si era trasferita, per amore aveva rinunciato a un lavoro che l'avrebbe potuta gratificare senza però renderla totalmente indipendente. Tutta la sua vita in funzione del marito e della famiglia. Gaia Saitta dal palco ove è allestita la sua casa spiega che per "fare più sua la narrazione" ha spostato il luogo dell'azione dall'Italia al Belgio. Lei è sempre Olga, come nel libro della Ferrante. Ci sono i due figli e poi c'è Vitesse, il cane lupo della famiglia.

Foto di Eleonora Felisatti

Grandi intelaiature suddividono gli ambienti della casa: si intravedono il salotto, la camera da letto, il bagno, la cucina. Tutto adesso è un po' sciatto, trascurato. Sul palco sedute attorno ad un tavolo, su una poltrona del salotto e vicino al letto alcune spettatrici osservano l'azione: Olga è scrutata, forse giudicata e sola.

Si percepisce chiaramente la sua fatica: ha improntato la sua vita all'ombra del marito, ha incarnato perfettamente la figura di moglie e madre devota che tacitamente aveva accettato per uniformarsi alla cultura familiare imparata a casa, ora si trova svuotata. Tutto quello che la circonda non ha più senso, figli compresi, che sembrano essere ingombranti nelle loro elementari esigenze. Il marito non si vede ma la sua presenza è tangibile: una telefonata, l'attesa del suo arrivo davanti alla tavola imbandita per la cena, i bambini che giocano tra loro imitando scene viste in casa.

Un sottofondo di rumori sembra essere la colonna sonora che risuona nella mente della donna: Olga si distrugge emotivamente, pensando ai due amanti diventa volgare e rabbiosa, rimugina non solo su quanto è accaduto ma su sé stessa e sulla sua condizione. Forse è proprio la rabbia il sentimento che la fa uscire dal loop di sensazioni negative: deve abbandonare la vecchia sé stessa (mon abandon) per aprirsi alla nuova Olga donna e madre. Non si tratta, però, di conformarsi all'ideale tradizionale che vuole inevitabile questa associazione. Piuttosto, ci troviamo di fronte al rafforzamento dell'autodeterminazione di Olga, che grazie ad essa si emancipa dalle catene che la intrappolavano.

Verso la fine del racconto le intelaiature scompaiono e finalmente la luce del sole invade e pervade il palcoscenico della nuova vita di Olga.

Lo spettacolo presentato a Udine è inserito in Itinerari nel teatro contemporaneo, percorso teatrale di visioni contemporanee condiviso tra il CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG e Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine.