In occasione della ottava edizione di The Venice Glass Week, Palazzo Experimental ha allestito al suo interno un'esposizione che offre allo spettatore non solo diverse modalità di lavorazione del vetro, ma anche la possibilità di entrare in contatto con approcci di artisti diversissimi tra loro.
Per Venice Glass Week si intende un festival internazionale fondato nel 2017 per promuovere e supportare l’arte del vetro. Arte che da sempre è stata indissolubilmente legata alla città, muovendo le sue radici da Murano, e ha sempre rappresentato e rispecchiato parte della sua stessa identità. Quest’anno il festival si è svolto dal 14 al 22 settembre portando una serie di eventi, molti dei quali si protrarranno fino a novembre.
Ed è proprio uno di questi che è stato ospitato a Palazzo Experimental a Zattere: sto parlando di Fluid Matter, mostra nata da un’idea del Mollified Collective (collettivo artistico veneziano fondato da Cosima Montavoci e Lorenzo Passi nel 2022) e di Dario Dalla Lana.
Il titolo è esplicativo: il vetro è presentato nella sua caratteristica di fluidità e adattabilità non solo dal punto di vista materiale, ma anche simbolico. Con la volontà di creare potenziali reti di collaborazioni, il Mollified ha unito artisti con background diversissimi, prendendo artisti già affermati e altri giovani e in formazione, artisti che lavorano principalmente il vetro e altri che ci entrano in contatto saltuariamente, ognuno dei quali ha proposto modalità diverse di approccio alla lavorazione del vetro, con risultati ancora più sorprendenti se messi in confronto sotto un unico tetto.
L’esposizione accoglie lo spettatore al piano terra del Palazzo, con il lavoro di Penzo+Fiore. Diversi peluche sono sigillati in vasi colorati, ci guardano suscitandoci nostalgia e tristezza: è l’infanzia, infatti, quello che rappresentano, che se inizialmente ci fa sentire protetti e accolti nel nostro mondo, spiando con curiosità l’avvenire, ci fa riflettere nostalgicamente sulla sua innocenza una volta usciti dal nostro vaso.
Proseguendo al primo piano siamo accolti in un salone con una pentafora gotica che affaccia sulla Giudecca: la bellezza del paesaggio veneziano all’esterno è unita all’interno dal fascino della tipicità veneziana del lavoro del vetro, attraverso una vera e propria immersione in esso.
Il Mollified accoglie in questo spazio attraverso un'ironica riflessione dal taglio antropologico: una serie di riproduzioni in miniatura di parti del corpo umano lavorate a lume sono “vetrificate” e appese a richiamo degli ex-voto. Il vetro diventa qui un modo di riprodurre e richiamare il comportamento umano, sottolineando, nella sua immobilità finale, come il rapporto tra uomo, religione e superstizione rimanga una tematica sempre attuale nonostante il passare dei secoli.
Tematiche universali, astratte e concrete si incrociano dunque in un unico spazio, materializzandosi in forme diverse, fino ad arrivare alla quotidianità e all’attualità. È il caso del lavoro di Claudia Vitari, Umaru, che presenta, racchiuse in sfere di vetro, alcune frasi tratte dal diario di un amico migrante, assieme a innumerevoli dialoghi avvenuti nello studio dell’artista. Così, la storia di Umaru si fa vetro e il vetro si fa storia.
L’esposizione, di fatto, mira proprio a far capire questo, cioè la trasformazione del vetro da materia a significato simbolico. Se è vero infatti che il vetro parte da essere materia informe e senza significato preciso, assorbe poi nelle mani dell’artista non solo una forma ma l’essenza stessa di chi lo modella, trasformandosi da passivo ad attivo, portavoce e strumento di riflessione e denuncia.
La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.